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10/02/2022 ore 20.03
Cronaca

Processo Bergamini, dalla fisioterapista Sacchi all'ex mediano Caneo: i retroscena sulla vita di Denis

La Corte d'Assise di Cosenza ha autorizzato il perito Nicola Zengaro a trascrivere 400 intercettazioni, come richiesto dalla difesa di Isabella Internò. Al termine della seduta nuovo scontro verbale tra l'avvocato Pugliese e il legale Anselmo
di Antonio Alizzi

Ogni udienza del processo Bergamini regala colpi di scena. Il “blitz” di Nicola Morra ha certamente segnato la ripresa dibattimentale del 10 febbraio 2022, scatenando l’ira della difesa e la presa di posizione della parte civile. Un avvenimento raccontato qui. Ma la seduta processuale ha vissuto altri momenti importanti. In apertura infatti la Corte d’Assise di Cosenza, ha dato la parola al perito Nicola Zengaro, il quale sarà chiamato dal 20 febbraio 2022 a trascrivere 400 intercettazioni segnalate dalla difesa. Poi è stata la volta della fisioterapista di Pavia, Roberta Sacchi, con la quale Donato Bergamini, ha avuto un’amicizia che poi è sfociata in un incontro tenutosi nell’aprile del 1989 (dal 23 al 24 aprile) in un weekend trascorso in hotel insieme dopo la gara di campionato tra Piacenza e Cosenza.

Processo Bergamini, la testimonianza di Roberta Sacchi

«Prima di questa udienza sono stata sentita nel 2018 dal dottor Facciolla. Svolgo la professione di fisioterapista dal 1988 e ho conosciuto Denis al “San Matteo” di Pavia nel gennaio del 1989, durante un suo ricovero in ospedale a causa di un infortunio patito prima della gara contro l’Udinese. Con lui è nato un rapporto di amicizia, perché era un ragazzo socievole. Con il primo ricovero, mi aveva chiesto se potevo accompagnarlo in stazione, poi c’è stato un problema di orari che non combaciavano, poi la seconda volta io non c’ero. Quando ci siamo visti, passando un fine settimana insieme, mi raccontò che stava uscendo da una storia complicata. Poi ci siamo visti il 12 novembre del 1989 a Monza. Lo contattai la domenica mattina al motel Agip di San Donato Milanese e rimanemmo che ci saremmo visti dopo la partita. Quando lo vidi, però, ad aspettarlo c’era Domizio e un’altra ragazza. Lui si scusò con me, dicendomi che aveva un appuntamento con questa ragazza. Per cui non ci siamo più visti. Durante la telefonata gli dissi se aveva cambiato idea sulla storia precedente, ma specificò che con lei era finita. Diceva che se la ritrovava dappertutto».

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Il procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alessio, presente in udienza insieme al pm Luca Primicerio, ha introdotto successivamente il tema della frase riferita alla “lupara”. «Scherzando gli dissi “stai attento che da quelle parti usano la “lupara” (fucile, ndr), ma lui replicò dicendo che “giù non è più così” e che era bello vivere a Cosenza, aggiungendo quella domenica mattina del novembre 1989, che probabilmente le cose non erano affatto cambiate».

Prima della gara contro il Piacenza, Roberta Sacchi apprese dalla voce del dj di una discoteca che all’interno della struttura c’erano i dirigenti del Cosenza «e il portiere Gigi Simoni, che io non conoscevo, ma vidi un ragazzo di spalle e pensai che fosse lui. Non mi avvicinai, sapendo che il giorno dopo avrei dovuto prendere Denis per trascorrere un giorno e mezzo insieme. Quando glielo dissi lui era incredulo». L’esame della parte civile, sostenuto anche dall’avvocato Alessandra Pisa, è servito per contestualizzare il momento in cui Roberta Sacchi venne a sapere della morte di Donato Bergamini. «Una mia amica il giorno dopo acquistò la Gazzetta dello Sport e mi disse cos’era successo».

Processo Bergamini, il controesame della difesa

Al termine dell’esame della parte civile, la difesa di Isabella Internò ha scandagliato l’attendibilità della testimone, partendo proprio dal ricovero di Denis al “San Matteo” di Pavia. Circostanza da cui è emersa che l’ex calciatore del Cosenza era entrato in ospedale in un periodo antecedente da quello riferito da Roberta Sacchi, confermato dalla fisioterapista dopo aver preso visione dei documenti sanitari messi a disposizione delle parti processuali. «Io lo vidi sicuramente il 22 gennaio, ma non sapevo che fosse stato lì dal 7 al 13 gennaio 1989. Poi tornò a Pavia il 7 febbraio per togliere il gesso. Da questo giorno fino ad aprile non ci siamo visti, anche se a fine marzo (giorno 25, ndr) gli mandai una lettera indirizzata in via Fratelli Bandiera a Cosenza». E aggiunge: «Sapevo che per la gara di Piacenza sarebbe ritornato a giocare». In questo caso l’avvocato Pugliese ha mostrato invece le formazioni dell’epoca, mostrando alla Corte come Bergamini avesse disputato le gare sia contro il Catanzaro (9 aprile, ndr) che contro il Parma (16 aprile, ndr). «Ricordo anche dell’infortunio nel test amichevole contro il Pavia, avvenuto il 20 aprile 1989. Poi a maggio ci siamo sentiti 2-3 volte».

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La difesa, inoltre, ha chiesto in quale circostanza Roberta Sacchi avesse conosciuto Donata Bergamini. «Il giorno del funerale ad Argenta. Mi sembrava giusto chiedere se poteva entrare nella tomba di famiglia, prima non ero mai stata a casa della sorella. A Donata comunque l’ho sentita diverse volte nel corso degli anni. Al cimitero, invece, mi sono recata più volte e chiesi sempre il permesso a lei se potevo entrare nella cappella, lasciando un mazzo di fiori». Ed ecco la conoscenza attuale: «Ho saputo che ha problemi di salute, ci siamo sentite su Messenger. L’ultima volta che ci siamo viste è stato nel marzo del 2019, e prima ancora nel 2018 quando fui contattata da Facciolla».

Altro tema affrontato dalla difesa di Isabella Internò è quello della relazione tra Donato Bergamini e Roberta Alleati. «Non mi parlò mai di lei, appresi la circostanza dai giornali. Donata? Neanche lei me ne parlò». Inoltre, è emerso che l’avvocato Gallerani nel corso delle indagini difensive ricevette una relazione via mail di Roberta Sacchi, non contenuta negli atti processuali, e ha spiegato di aver parlato con Padre Fedele, il quale era intento a farle domande circa il loro rapporto per “indagare” sulla morte dell’ex mediano rossoblù. Questo aspetto ha creato tensione in aula in quanto non coincidono le date riferite a verbale rispetto a quanto detto in udienza.

Processo Bergamini, in aula l’ex marito di Donata

Il secondo testimone ascoltato dalla Corte d’Assise di Cosenza è stato Guido Dalle Vacche, ex marito di Donata Bergamini, dalle quale si è divorziato nel 2018. «Ero prima amico e poi diventai suo cognato», riferendosi a Denis. «Quando appresi dell’intenzione di abortire, mi ricordo che Donata chiese un consulto a un ginecologo ma in Italia non era più possibile interrompere la gravidanza, per cui sia Denis che Isabella erano decisi ad andare in Inghilterra, passando per Torino, cosa che fecero. Dissi a Denis quella sera che avremmo comunque informato Domizio e lui non fu felice della cosa. Denis non si voleva sposare. Mi risulta che in quel periodo c’erano già i primi dissapori e non era sicuro che il figlio fosse suo. A quell’incontro a casa mia eravamo in quattro, parlammo per un quarto d’ora senza sederci». Dalle dichiarazioni rese durante le indagini, tuttavia, il cognato di Donato Bergamini disse invece che «Denis aspirava che fosse suo». L’ex calciatore del Cosenza, inoltre, avrebbe detto che «non erano fatti per stare insieme, lui diceva che lei era gelosa, possessiva ed ossessiva».

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Durante l’esame della procura si è ritornati anche sulla famosa telefonata ricevuta da Donato mentre era a casa ad Argenta. «Era turbato, quella chiamata lo aveva scosso, lo notai dall’espressione del viso, aveva un po’ dì sudore sulla fronte, Domizio chiese cosa fosse successo e lui disse “nulla”. Poi glielo chiesi a casa mia, mentre mia moglie mise su le caldarroste e Donato aveva un atteggiamento serio, mentre di solito era un tipo socievole e sorridente. Disse soltanto che “a papà piacerebbe saperlo…». La testimonianza è proseguita poi su altri aspetti processuali. «Appresi della morte di Denis a casa di amici all’ora di cena, stavamo mangiando una pizza, uscimmo con un amico per andare all’unico bar aperto ad Argenta e poco dopo seppi dell’accaduto. La famiglia non credeva al suicidio e Domizio pensava che si trattasse di un omicidio maturato nell’ambiente familiare di Isabella Internò». E ancora: «Sapevo chi era Roberta Alleati perché giocava nella squadra femminile del Russi, ma i dirigenti erano contrari alla loro relazione».

L’avvocato Anselmo, nel suo esame, ha puntato l’attenzione sul danno patrimoniale, aspetto che compete proprio alla parte civile. «Le condizioni attuali della famiglia? Ci sono alcune terre di proprietà, ma Maria (mamma di Denis, ndr) non sta bene da quel giorno. Conosco l’avvocato Anselmo dal 2013 quando fu contattato da Donata, prospettandoci la possibilità di acquisire dati di medicina legale per far emergere quello che tutti sappiamo. Donata purtroppo oggi non sta bene, ad agosto scorso ha avuto un crollo mentale, ora sta meglio nonostante abbia perso 10 chili».

Processo Bergamini, il controesame di Dalle Vacche

La difesa di Isabella Internò, rappresentata nella seduta del 10 febbraio 2022 dagli avvocati Angelo Pugliese e Pasquale Marzocchi, è partita dai momenti successivi al decesso di Donato Bergamini. «La famiglia non ha mai creduto alla pista del totonero o della droga, ci fu il processo a Trebisacce contro Raffaele Pisano». Spunto che ha permesso ai legali della donna accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti, di far emergere come la famiglia Bergamini si costituì contro il camionista di Rosarno, sia in primo che in secondo grado.  

Sui legami sentimentali di suo cognato, con il quale «mi confidavo» ha detto il testimone, la difesa, come evidenziato anche dalla Corte d’Assise di Cosenza, ha puntato a minare l’attendibilità dell’uomo ferrarese, elencando una serie di ragazze (alcune ex fidanzate di Denis, altre soltanto amiche) per vedere quante ne conoscesse in realtà. Tra queste anche Roberta Alleati. Su questo tema tuttavia il finale del controesame ha contribuito a reintrodurre l’argomento della Maserati che l’infermiera di Russi nell’udienza precedente disse di non aver mai visto. «Denis disse che andò a Russi da Roberta, ma non mi confidò che l’avrebbe voluta sposare, cosa che apprendemmo dalla lettera successiva alla sua morte». E in conclusione: «Roberta Alleati vide i nostri figli solo in foto, a cominciare da Alice che in quel periodo aveva 5 anni. Lei sapevo che andò anche tre giorni a Milano Marittima con Denis. Le vacanze con i calciatori? Ero a conoscenza che fossero andati l’anno prima, quindi il 1988».

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Processo Bergamini, le parole di Bruno Caneo

Terzo e ultimo testimone di giornata è stato Bruno Caneo, ex centrocampista del Cosenza, e attualmente allenatore della Turris, formazione di serie C. «Donato era un ragazzo incredibile, giocavamo nello stesso ruolo ed era sempre il primo ad incitarci. Nello spogliatoio si diceva che Isabella fosse un martello, anche oppressiva nei suoi confronti. Castagnini tipo losco? No, lo conoscevo bene» ha detto Caneo, rispondendo a una domanda della difesa, che riprendeva gli aspetti trattati nell’escussione dell’ex portiere silano Gigi Simoni, in merito al match giocato contro l’Empoli, deciso proprio da Caneo, autore di una doppietta. Caneo, inoltre, ha appreso di essere stato intercettato dalla procura di Castrovillari sia quando parlava con Gigi Simoni («lo volevo portare a Messina come preparatore dei portieri»), sia con Francesco “Ciccio” Marino (risultano più di tre telefonate, mentre in udienza ha detto di averlo visto solo in Olanda quando lui era osservatore dell’Inter e Marino osservatore della Juventus) e infine sia con Bruno Carpeggiani (ex procuratore di Donato Bergamini).

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Processo Bergamini, il commento di D’Alessio

A fine udienza, i cronisti hanno intercettato il procuratore di Castrovillari Alessandro D’Alessio che ha spiegato le ragioni della sua presenza in aula: «Mi stupisco che qualcuno si meravigli del fatto che io sia qui. I processi, anche quelli delicati come questo, sono della procura non del singolo magistrato. Mi auguro che si trovi equilibrio e serenità, perché siamo qui alla ricerca della verità». Fissate anche le prossime date: 25 febbraio 2022 (altri quattro testimoni, ma non ancora il camionista di Rosarno Raffaele Pisano, primo “testimone oculare” della tragedia, già avanti con l’età), 16, 28 e 29 marzo. Da registrare al termine dell’udienza nuovi attimi di tensione tra l’avvocato Pugliese e l’avvocato Anselmo. Il procuratore D’Alessio ha chiesto al difensore di Isabella Internò di mantenere la calma. Un rapido scambio di battute e poi si sono salutati cordialmente.