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09/05/2022 ore 21.09
Cronaca

Processo Bergamini, in aula i carabinieri del "gruppo Zeta"

Nella nuova udienza in Corte d'Assise a Cosenza le parti processuali hanno esaminato due militari dell'Arma che nel 2011 erano in servizio presso il Nucleo Investigativo
di Antonio Alizzi

Due componenti del cosiddetto “gruppo Zeta“, che nella seconda indagine della procura di Castrovillari avevano ricevuto una delega per approfondire alcune tematiche, sono stati esaminati nella giornata del 9 maggio 2022 davanti alla Corte d’Assise di Cosenza, dalle rispettive parti processuali. Parliamo del maresciallo Lupo, ora in servizio presso il Norm di Rende, e del luogotenente Redavid, all’epoca e attualmente in servizio al Nucleo Investigativo di Cosenza. Sono due dei carabinieri che avevano partecipato all’inchiesta coordinata all’epoca dal procuratore capo Franco Giacomantonio e dal pm Maria Grazia Anastasia, poi archiviata dal gip del tribunale di Castrovillari Annamaria Grimaldi.

I due carabinieri avevano firmato insieme ad altri colleghi l’informativa finale consegnata alla procura di Castrovillari, dove risultano una serie di circostanze circa la relazione sentimentale tumultuosa tra Isabella Internò, imputata per omicidio volontario, e il calciatore del Cosenza Donato Bergamini, morto il 19 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico. Circostanze che nell’udienza odierna sono state affrontate innanzitutto dal pubblico ministero Luca Primicerio e dall’avvocato di parte civile, Fabio Anselmo, e in seguito dall’avvocato difensore Angelo Pugliese.

I carabinieri del “gruppo Zeta” non furono allontanati per il caso Bergamini

Una seduta processuale estenuante, durata oltre sei ore, nel corso della quale sono emersi anche i contenziosi amministrativi che hanno avuto i due carabinieri con la loro scala gerarchica per una vicenda totalmente estranea dal caso Bergamini, riguardante la latitanza dell’allora boss di Cosenza Ettore Lanzino. I due militari dell’Arma quindi hanno avuto l’occasione per chiarire quanto successo in quel periodo, spiegando alla fine dell’escussione, su domanda dell’avvocato Pugliese, che il loro allontanamento non era dovuto al caso Bergamini, ma ad altro. Il caso Bergamini, invece, è stato richiamato nel trasferimento di Redavid che il Consiglio di Stato bloccò, in quanto riteneva che il carabiniere dovesse proseguire l’attività d’indagine, avendo contribuito a far passare il procedimento penale da modello 44, contro ignoti, a modello 21, contro persone note.

Processo Bergamini, come fu individuato Mario Panunzio

Si deve al “gruppo Zeta“, il ritrovamento del testimone Mario Panunzio, uno dei soggetti accorsi nell’immediatezza dei fatti sul punto della tragedia. Panunzio era partito da San Lorenzo Bellizzi per fare ritorno in Puglia, in provincia di Taranto, e nella sua auto aveva la moglie incinta e i due suoceri. Arrivato in prossimità del corpo di Bergamini, vide Isabella Internò piangere e decise di accompagnarla al bari di Mario Infantino (nota di colore: la sua attività ristorativa, ora gestita dal figlio, è stata protagonista di una delle ultime puntate di Cucine da Incubo, in onda su Sky, programma in cui il vero protagonista è lo chef stellato Antonino Cannavacciuolo).

Tornando ai temi del processo, Panunzio quindi prese la Maserati, parcheggiata nella piazzola, e si diresse verso il bar sopra citato, da dove Isabella Internò chiamò ai dirigenti del Cosenza calcio, comunicando il decesso di Denis Bergamini. Un aspetto rilevante, in quanto prima della scoperta di Panunzio, si parlava di un “uomo nero”, complice dell’imputata, che portò la donna a telefonare. Nulla di tutto ciò. Poi Panunzio riprese la Maserati, parcheggiandola oltre il camion di Raffaele Pisano. In questo contesto sarà utile chiarire se realmente qualcuno avesse già individuato prima Panunzio, ovvero persone vicine alla famiglia Bergamini, senza inserire questo elemento nel famoso dossier consegnato dall’avvocato Eugenio Gallerani alla procura di Castrovillari. Circostanza che già il gip Grimaldi contestò nel precedente decreto d’archiviazione.

Processo Bergamini, gli altri accertamenti del “gruppo Zeta”

I carabinieri inoltre avevano svolto accertamenti sulla perizia tecnica di Coscarelli, trovando delle incongruenze con quanto rilevato dai consulenti. Le indagini, tuttavia, erano state organizzate per “compartimenti stagni”, ovvero nessuno sapeva cosa faceva l’altro. Il riferimento è al lavoro svolto dal Ris di Messina. Lavoro che fu oggetto di una pubblicazione sulla Gazzetta dello Sport. Questo evento fu ritenuto rilevante da parte degli inquirenti e degli investigatori che decisero quindi di mettere sotto intercettazione la famiglia Conte-Internò, spiegando che le loro conversazioni erano comunque risultate genuine.

I due militari hanno precisato, infine, che dovevano acquisire nuove prove, alcuni recapiti telefonici, le generalità complete dei congiunti di Donato Bergamini, accertamenti sul camion di Raffaele Pisano, indagando anche sui rapporti tra il camionista di Rosarno e Isabella Internò, che in realtà non si conoscevano, e individuare il luogo in cui erano custodite le foto del luogo dell’incidente. Argomenti che sono stati viscerati sia dalla pubblica accusa che dalla difesa.

Nel momento del controesame, l’avvocato Angelo Pugliese ha introdotto la posizione investigativa, già archiviata, di Luciano Conte, poliziotto e marito di Isabella Internò. Il difensore dell’imputata ha domandato ai testimoni se nella seconda inchiesta era stato ipotizzato il reato di favoreggiamento nei confronti di Conte, ma i due militari dell’Arma hanno escluso questa cosa, in quanto non vi erano gli elementi per sostenere quanto richiamato dal legale del foro di Cosenza. Prossima udienza mercoledì 11 maggio 2022.