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28/03/2023 ore 19.35
Cronaca

Processo "Laqueo", l'inchiesta antimafia finisce con tre assoluzioni

Il tribunale dichiara la non colpevolezza di Luisiano Castiglia, Gianfranco Bevilacqua e Domenico Fusinato. Anche la Dda di Catanzaro aveva chiesto tre assoluzioni
di Antonio Alizzi

Si chiude con tre assoluzioni il processo “Laqueo“, l’inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro, contro diversi imputati accusati a vario titolo di usura ed estorsione. Reati che in origine erano tutti aggravati dall’ex articolo sette (metodo e agevolazione mafiosa). La sentenza del tribunale di Cosenza (presidente Carmen Ciarcia; giudici a latere Stefania Antico e Iole Vigna) parla chiaro: Luisiano Castiglia, Gianfranco Bevilacqua e Domenico Fusinato sono innocenti. I primi due perché il fatto non sussiste, il terzo per non aver commesso il fatto.

“Laqueo” si chiude dopo quasi sette anni

Un processo durato quasi sette anni nel corso dei quali sono stati processati e assolti altri imputati, come lo stesso Castiglia (nel filone principale) e l’ex allenatore di Rende, Crotone e Cesena Francesco Modesto, altri invece sono stati condannati. Un’indagine che non ha portato quindi tutti i risultati investigativi che la Dda di Catanzaro sperava di ottenere. Ed infatti nell’udienza di oggi, il pubblico ministero Corrado Cubbellotti ha chiesto l’assoluzione, ritenendo non provate le accuse contro Castiglia, Bevilacqua e Fusinato.

Castiglia estraneo ai fatti

Nel processo appena conclusosi si faceva riferimento a un presunto prestito usuraio ai danni dell’imprenditore Mimmo Barile, raccontato in aula dal collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese. «Non ho partecipato all’usura, che credo si aggirasse intorno all’8 per cento mensile rispetto a una cifra complessiva di circa 50mila euro» aveva dichiarato il pentito collegato in videoconferenza, una tesi smentita dall’istruttoria dibattimentale.

Il caso di Bevilacqua

Poi c’era anche la presunta estorsione “mafiosa” ai danni di un imprenditore edile del posto che, a suo dire, sarebbe stato costretto ad assumere Gianfranco Bevilacqua come “guardiano” in uno dei suoi cantieri. «Quando portavo i soldi dello stipendio, la sua famiglia mi offriva anche il caffè» aveva riferito la presunta vittima. Anche in questo caso le prove portate nel processo non hanno dimostrato la fondatezza delle accuse contro Bevilacqua.

Accusa caduta in udienza

Infine, la vicenda giudiziaria di Domenico Fusinato accusato di aver partecipato in concorso con Massimo Brunetti a una presunta usura con tassi del 10% in danno di un imprenditore cosentino. Ipotesi accusatoria venuta meno in udienza relativamente all’architetto cosentino in quanto il co-imputato è stato condannato con un rito alternativo. Si chiude dunque uno dei capitoli antimafia che avevano fatto rumore in città e nella valle del Savuto. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Pasquale Marzocchi (difensore di Luisiano Castiglia), Roberto Le Pera (legale di Gianfranco Bevilacqua) e Antonio Sanvito (difensore di Domenico Fusinato).