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30/09/2025 ore 18.04
Cronaca

Processo Recovery, in aula i controesami delle difese sul clan degli italiani: focus sul narcotraffico a Cosenza

Le contestazioni degli avvocati mirano a smontare i riscontri della Dda di Catanzaro: al centro alias, incontri mancati e collegamenti con Reset

di Antonio Alizzi
Il tribunale di Cosenza

Prosegue il processo “Recovery”, l’inchiesta della Dda di Catanzaro sulla presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico, collegata al cosiddetto clan degli italiani e ai sottogruppi criminali locali. Oggi, in Corte d’Assise, si è tenuto il controesame del commissario di polizia Donato, volto a mettere in discussione i riscontri investigativi raccolti dalla Squadra Mobile di Cosenza e dal teste qualificato, già sentito nel corso del dibattimento.

L’avvocato Antonio Ingrosso, difensore di Andrea Pugliese, ha interrogato Donato sul proprio assistito relativamente ai presunti contatti con membri dell’associazione, sostenendo dal suo punto di vista l’assenza di prove concrete. Per Salvatore Ariello, rappresentato dall’avvocato Fiorella Bozzarello, il controesame si è concentrato anche sull’uso dell’alias “Nasone”, mai effettivamente attribuito all’imputato in altre operazioni. Il legale Bozzarello ha condotto domande difensive anche per Cesare Conte, mentre l’avvocato Cesare Badolato, a tutela di Luigi Avolio, ha sottolineato la mancata conoscenza del territorio di Acri da parte del suo assistito.

Il legale di Francesco e Barbara Marchiotti, Filippo Cinnante, ha evidenziato che i due non avrebbero mai incontrato né Michele Di PuppoAntonio Illuminato, né sarebbero mai stati censiti presso l’abitazione del boss Francesco Patitucci. Analogo assetto difensivo per Pamela Falvo Occhiuto, che secondo l’avvocato Cinnante non hanno avuto contatti con Marco d’Alessandro: assenza di riscontri investigativi.

Particolare attenzione è stata rivolta a Gianluca Fantasia, con l’avvocato Maurizio Nucci a “contestare” l’uso del materiale probatorio proveniente dal processo Reset, su cui si baserebbero alcuni elementi di Recovery. La difesa di Fantasia ha fatto intendere che l’imputato non ha mai avuto contatti con altri imputati, né è mai stato presente a casa Patitucci o ha pianificato incontri con i soggetti coinvolti.

Domande difensive sono state inoltre rivolte a Bruno Bartolomeo (difeso dall’avvocato Mario Scarpelli), Riccardo Gaglianese (difeso dagli avvocato Antonio Quintieri e Natale Occhiuto), Francesco Mosciaro (difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Natale Occhiuto) e Valentino De Francesco. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Cesira Staffa, sarebbe stato indicato da Patitucci quale referente per lo spaccio in via Panebianco a Cosenza e inoltre che le conversazioni intercettate farebbero riferimento a prestiti o scambi non collegati a attività criminali. Ma il Riesame del pm si è parlato di soldi legati all’usura.

Per Paolo Recchia, assistito dall’avvocato Cristian Cristiano, la difesa ha messo in chiaro l’assenza di rapporti con Lucanto e Illuminato, così come con il gruppo Abbruzzese. Rilevanti le domande del difensore sul fatto che non poteva essere Recchia la persona che intorno alle 21 di sera del periodo investigato dalla Dda che si presentò sotto casa di Lucanto, il quale poco prima aveva messaggiato con Illuminato facendo forse riferimento a una cessione di droga. Sempre la difesa di Umberto Franco Conforti, invece, ha escluso contatti rilevanti in una sala giochi con Marco d’Alessandro.

L’avvocato Tanja Argirò, a difesa di Antonio Basile, avrebbe ha scandagliato il tema del “Sistema” dello spaccio cosentino facendo riferimento alla moltitudine di operazioni antidroga condotte dall’autorità giudiziaria su Cosenza negli ultimi 15 anni, mentre l’avvocato Luca Acciardi, per Marco Foggetti, ha messo in luce come i reati contestati – rapine, usura ed estorsioni – sarebbero riconducibili anche ad attività ordinarie, distinte dalle condotte associative.

Secondo l’indagine, inoltre, la struttura di Recovery avrebbe coperto il periodo successivo a Reset, senza collegare Piromallo (ad esempio) a cessioni di sostanze stupefacenti contestate invece a Reset in concorso con Andrea Greco, indicato come membro del narcotraffico degli “zingari” di via Popilia. Temi difensivi che puntano a dimostrare come non vi fosse unitarietà nelle condotte in contraddizione con l’assunto investigativo della “confederazione”.

Infine, il pubblico ministero Corrado Cubellotti ha concentrato alcune domande sul ruolo di Silvia Guido e di Porcaro, evidenziando come Patitucci, in un’intercettazione, avrebbe indicato a De Francesco i soldi da consegnare alla presunta contabile dell’organizzazione, ex moglie di “Te Piasse”. Nella prossima udienza sarà sentito un altro teste qualificato di polizia giudiziaria.

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