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10/10/2025 ore 18.30
Cronaca

Processo Recovery, non solo narcotraffico. Le intimidazioni del gruppo Illuminato tra Cosenza e Rende

Focus dibattimentale sui presunti reati fine commessi da soggetti della Presila cosentina collegati all’esponente di vertice del clan degli italiani diretto dallo “zio” Patitucci

di Antonio Alizzi
La notte in cui fu eseguita l'intimidazione a una concessionaria cosentina

Prosegue in Corte d’Assise il processo Recovery, l’inchiesta della Dda di Catanzaro sulla presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico e ad altri reati, riconducibile al cosiddetto clan degli italiani. Durante l’ultima udienza è stato ascoltato come teste qualificato l’agente Silvestri, della Squadra Mobile di Cosenza, che ha fornito ulteriori elementi investigativi sul gruppo guidato da Antonio Illuminato.

L’agente ha illustrato le ipotesi associative e i reati “fine” attribuiti al sodalizio. Tra le operazioni contestate emergono episodi di furto di autovetture nella zona dell’area urbana ai danni di un soggetto di Cirò Marina, nonché atti intimidatori, tra cui un incendio a un parrucchiere di Rende. Silvestri ha spiegato che, secondo le indagini, alcuni messaggi cifrati sarebbero stati inviati da Lucanto e altri affiliati a Illuminato, in relazione a reati consumati a scopo intimidatorio.

Tra gli episodi riferiti, Silvestri ha menzionato messaggi intercorsi nell’aprile 2021 tra Illuminato e Lucanto, recatisi più volte al bar del paese, e la successiva presenza di Morrone e Casole presso l’abitazione di Lucanto nel pomeriggio del 9 aprile. Sempre in quella circostanza sarebbero state lasciate bottigliette a scopo intimidatorio, collegabili a una concessionaria attraverso l’uso di un servizio di messaggistica su citofonini in via Panebianco.

Inoltre, secondo l’agente, ci sarebbero stati contatti tra Lucanto e Illuminato legati alla richiesta di sostanze stupefacenti, mentre ulteriori atti intimidatori – definiti “arrostisci” – sarebbero stati pianificati come intimidazioni indirette. Alcuni episodi, come l’incendio, sarebbero stati ideati a scopo estorsivo, seppur al momento resti una contestazione da verificare in dibattimento.

Tra i fatti oggetto di ricostruzione, Silvestri ha ricordato che Patitucci, soprannominato “Zio” da Illuminato, risultava positivo al Covid e che erano stati riscontrati verbali della polizia relativi a violazioni delle prescrizioni sanitarie. Inoltre, il teste ha riferito della ricostruzione di un atto intimidatorio presso la concessionaria attribuito a Morrone in base al riscontro di abbigliamento e calzature osservate anche nei pressi di un cantiere.

L’udienza ha così approfondito le dinamiche interne al gruppo Illuminato, le modalità operative e le intercettazioni relative a furti, incendi e atti intimidatori, fornendo ulteriori elementi che la pubblica accusa intende utilizzare per sostenere la presenza di una struttura associativa finalizzata a più reati. L’esame di Silvestri continuerà il 23 ottobre, con l’obiettivo di completare l’esame dei testi e verificare la fondatezza delle ipotesi investigative su Illuminato e i suoi emissari nella Presila cosentina. Poi inizierà il controesame del collegio difensivo.

Recovery, i nomi degli imputati che hanno scelto il rito ordinario

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