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23/10/2025 ore 22.15
Cronaca

Processo Recovery, nel controesame le difese contestano l’esistenza di un’associazione dedita al narcotraffico

Raffica di domande degli avvocati al teste qualificato di polizia giudiziaria che aveva ricostruito le investigazioni compiute negli anni precedenti

di a. al.
L'aula della Corte d'Assise di Cosenza

È iniziato il controesame delle difese nel processo Recovery, l’indagine antimafia della Dda di Catanzaro sull’esistenza di un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico riconducibile al clan degli italiani diretto dal boss di Cosenza, Francesco Patitucci, come accertato in primo grado nel processo Reset, rito abbreviato. 

Nelle ultime udienze, la pubblica accusa aveva sentito l’agente della Squadra Mobile di Cosenza, Silvestri che aveva delineato i tratti investigativi del sodalizio criminale che si sarebbe occupato di vendere sostanze stupefacente mediante l’utilizzo di sottogruppi operanti nei comuni limitrofi e nella Media Valle del Crati. Il teste di polizia giudiziaria si era occupato di vari gruppi: dalla cosiddetta “droga parlata” ai contesti criminali riconducibili a Gianfranco Sganga, Salvatore Ariello e Antonio Illuminato

Le difese, rispetto agli accertamenti svolti dalle forze di polizie, hanno contestato l’esistenza dell’associazione a delinquere dedita al narcotraffico, mettendo a fuoco uno degli argomenti difensivi che ritroveremo anche in altre fasi del dibattimento. In pratica, le indagini dell’inchiesta Recovery ripercorrono in larghissima parte le investigazioni svolte nel procedimento penale Reset. dove già emergevano contatti tra italiani e “zingari” nell’ambito del traffico di droga. Inoltre, i difensori hanno fatto domande mirate sui ruoli ipotizzati dalla Dda di Catanzaro, verso i quali mancherebbero i dovuti riscontri in ordine alle presunte condotte illecite (come le estorsioni) tra i vari imputati. Il controesame proseguirà nella prossima udienza.

Recovery, i nomi degli imputati che hanno scelto il rito ordinario

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