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09/07/2025 ore 13.55
Cronaca

Processo Reset, Alushi e Abbruzzese confidano nella giustizia: cosa hanno detto in udienza

Lo scorso 7 ottobre non hanno parlato soltanto Patitucci, Porcaro, Piromallo, D'Ambrosio, Gennaro Presta ed Erminio Pezzi ma anche tanti altri imputati

di Antonio Alizzi

Lo scorso 7 ottobre non hanno parlato soltanto Patitucci, Porcaro, Piromallo, D'Ambrosio, Gennaro Presta ed Erminio Pezzi ma anche tanti altri imputati

Non solo Patitucci, Porcaro, Piromallo, D’Ambrosio, Gennaro Presta ed Erminio Pezzi. L’udienza del 7 ottobre scorso, che ha concluso le discussioni difensive nel processo Reset, ha fatto registrare numerose dichiarazioni spontanee. Come nel caso di Claudio Alushi e Antonio Abbruzzese, classe 1984, da intendere figlio di Giovanni Abruzzese e cognato dei vari Luigi, Marco, Nicola, Franco e del pentito Celestino.

I due imputati, che hanno scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato, hanno chiesto la parola al presidente Fabiana Giacchetti tra un intervento difensivo e l’altro. Il primo a rendere dichiarazioni spontanee è stato Claudio Alushi. «Sono stato arrestato il 13 dicembre 2019, operazione Testa di Serpente con custodia cautelare in carcere e successivamente sostituita con gli arresti domiciliari. Dopo un po’ sono stato rimesso in libertà e subito dopo mi hanno arrestato di nuovo per questo procedimento Reset. Io, signor Presidente, ho già subito una condanna per piccolo spaccio negli stessi anni di intercettazioni di Reset, e infatti mi assumo ogni mia responsabilità per i reati di droga che ho commesso e non ho motivo di nascondere la verità».

Poi è stata la volta di Antonio Abbruzzese, detenuto al 41 bis, e imputato anche nel processo Athena. «Signor Giudice, le volevo dire che i reati che mi vengono contestati, una parte li ho commessi, che sono i reati di droga, che se potessi tornare indietro non li commetterei più e dopo aver finito di scontare la pena che mi tocca, la mia intenzione è di crearmi una famiglia e di poter vivere in tranquillità e onestà», ha aggiunto.

«Poi, signor Giudice, l’altra parte dei reati che mi vengono contestati, che sono i reati di sangue e di estorsione, non li ho commessi, che se li avessi commessi li avrei ammessi, come ho fatto con i reati che ho commesso. Se devo prendere la condanna di venti anni per i reati che ho commesso la prenderò lo stesso. Condivido in voi e nella giustizia», ha concluso.

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