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09/07/2025 ore 13.55
Cronaca

Processo Reset, Carmine Caputo replica al cugino-pentito: «Sul mio conto ha detto bugie»

L'imputato ha reso dichiarazioni spontanee, accusando il parente di aver mentito. Esaminato anche un teste di pg, mentre il presidente del collegio giudicante ha rigettato una richiesta di differimento della prossima udienza per due imputati

di Antonio Alizzi

L'imputato ha reso dichiarazioni spontanee, accusando il parente di aver mentito. Esaminato anche un teste di pg, mentre il presidente del collegio giudicante ha rigettato una richiesta di differimento della prossima udienza per due imputati

Nella gelida e mal odorante aula bunker di Castrovillari, dove attualmente si celebra il processo Reset, è andata “in onda” la replica dell’imputato Carmine Caputo nei confronti del cugino-pentito, Francesco Greco. Il collaboratore aveva catalizzato infatti l’attenzione delle parti nella precedente seduta processuale, rivelando le presunte attività illecite di Roberto Porcaro e company. Tra queste, le sospette condotte del parente-imputato in favore dell’ex “reggente” del clan degli italiani di Cosenza.

«Mai abbandonato Greco»

«Dall’esperienza che ho avuto con mio cugino Greco, posso dire che ha avuto problemi seri di tossicodipendenza, cosa risaputa a Cosenza. Faceva uso di cocaina e si era indebitato con molte persone. Per un periodo si era allontanato dalla città, e quando è tornato, volendogli bene, gli ho chiesto di fare da padrino a mio figlio. Nonostante i suoi problemi, sono stato l’unico a non abbandonarlo mai», ha dichiarato Caputo.

«Gli dissi: “Non commettere reati”»

«Gli avevo proposto di andare in una comunità di recupero, visto che neanche il naso gli funzionava più per quanto fosse ridotto male. Era una persona inaffidabile, ma l’ho sempre aiutato. Quando ha iniziato a commettere reati, gli ho detto chiaramente che stava sbagliando: “Non abbiamo fatto certe cose neanche quando eravamo in difficoltà, e ora che lavori ti comporti così?”», ha detto l’imputato.

«Mi scriveva lettere in carcere»

«Riguardo a un presunto pestaggio subito, mi ricordo che è successo quando una volta è andato a casa di Roberto lasciandomi lì. Da quel momento mi sono allontanato da lui, concentrandomi sul mio lavoro. Dal 2018 in poi, non ho voluto avere più nulla a che fare con lui. Quando siamo stati arrestati, lui mi scriveva lettere raccontandomi dei suoi problemi economici. Io, però, non faccio parte di alcuna associazione: ho sempre lavorato onestamente e non c’entro niente con le accuse che mi sono state rivolte. Francesco Greco mi ha coinvolto in vicende con cui non ho nulla a che fare. Chiedo un confronto diretto con lui, perché tutto ciò che ha detto su di me sono bugie», ha concluso Carmine Caputo, imputato nel processo Reset.

Processo Reset, le richieste difensive

Al termine delle dichiarazioni spontanee, l’avvocato Fiorella Bozzarello si è rivolta al presidente Carmen Ciarcia chiedendo di poter controesaminare i soggetti menzionati da Francesco Greco in riferimento alla posizione di Carmine Caputo. Sempre la penalista, che la scorsa udienza era a Roma in Cassazione per il ricorso cautelare di Pasquale Germano, ha invocato l’escussione del testimone di giustizia Antonio Tenuta (e di un altro soggetto) che, come anticipato dal nostro network, non è più sotto protezione.

L’avvocato Laura Gaetano, come illustrato anche dalla collega Bozzarello, ha evidenziato che i difensori non sono in possesso delle trascrizioni del 12 e del 14 novembre e ciò rallenta il lavoro delle difese, se è vero com’è vero, che «questo procedimento ha la precedenza sugli altri, almeno ci venga data la possibilità di svolgere nel migliore dei modi il nostro lavoro».

Non meno importante il caso delle mancate trascrizioni delle intercettazioni, come ha sollevato l’avvocato Amelia Ferrari. Si attendono da mesi e non si conoscono ancora i risultati dei periti. In questo caso, il presidente Ciarcia ha sollecitato la procura antimafia ad attivarsi per avere delucidazioni.

Processo Reset, l’esame della Dda di Catanzaro

Il pm antimafia Vito Valerio, conclusa la prima parte dell’udienza, ha esaminato un ufficiale di polizia giudiziaria che ha partecipato alle indagini per conto della Guardia di Finanza di Cosenza. Nel caso in esame, il teste ha riferito sui riscontri rispetto alle dichiarazioni rese dai pentiti Luciano Impieri, Silvio Gioia e Nicola Femia.

I riscontri

Luciano Impieri, come ha riferito il testimone di pg, ha dichiarato di aver incontrato e conosciuto diversi soggetti in carcere della ‘ndrangheta cosentina. Tra questi, Franco Bruzzese, Michele Bruni, Maurizio Rango, Gennaro Presta, Michele Di Puppo nonché di aver avuto rapporti con Francesco Patitucci e Walter Gianluca Marsico.

Nell’elenco figurano anche Mario “Renato” Piromallo, Renato Mazzulla, Alberto Superbo, Umberto Di Puppo e Giuseppe Presta. Tuttavia, il ragazzo di Roggiano Gravina, tramite il difensore d’ufficio Michele Franzese, ha contestato questa versione, affermando prima con una dichiarazione spontanea di non aver mai avuto modo di parlare con Impieri in quanto erano reclusi in sezioni diverse. E in controesame, il teste ha parlato di mera oggettività rispetto al periodo di detenzione nello stesso istituto penitenziario.

Imputato in carrozzina

Nel frattempo, l’avvocato Chiara Penna ha fatto rilevare come il suo assistito Antonio Colasuonno non riuscisse ad entrare nell’aula bunker di Castrovillari in mancanza dei percorsi dedicati alle persone con disabilità. Lo stesso è riuscito ad accedere con la carrozzina all’interno dell’aula grazie all’intervento della vigilanza di Cosenza, dei carabinieri di Castrovillari e di un imputato.

Tornando all’esame, il teste ha dichiarato che nello stesso stabile di Roberto Porcaro abitava anche Maurizio Rango e che un altro imputato, Francesco Casella, era titolare insieme a Umile Lanzino di centro di autodemolizione, poi trasformato in Srl con socio unico Umile Lanzino. Dati documentali contenuti negli atti del processo Reset.

Altri riscontri sono stati fatti nei confronti di Silvio Gioia che ha parlato di comuni periodi di detenzione con alcuni imputati nonché del fatto che la Finanza abbia svolto accertamenti investigativi all’indirizzo di Francesco De Cicco, assessore comunale di Cosenza, dell’associazione “Amici del Calcetto”, e del poliziotto Silvio Orlando. Infine, i riscontri hanno riguardato anche le brevi propalazioni del pentito Nicola Femia.

Processo Reset, i temi della prossima udienza

Nella prossima udienza continueranno i testi di polizia giudiziaria con l’escussione di investigatori che hanno fatto riscontri rispetto alle dichiarazioni rese dai pentiti Anna Palmieri, Celestino Abbruzzese alias “Micetto” e Adolfo Foggetti. Infine, il presidente Ciarcia al termine di una camera di consiglio durata circa un’ora e mezza ha rigettato la richiesta di differimento dell’udienza riguardo alla posizione di Francesco Casella e Giovanni Drago che, giovedì 21 aprile, saranno chiamati a rispondere all’appello anche a Testa di Serpente (procedimento penale che ha introdotto il processo Reset), processo di secondo grado giunto praticamente al termine.

Processo Reset, rito ordinario: gli imputati