Processo Reset, la sentenza di Castrovillari punisce anche i pentiti | NOMI
di Antonio Alizzi
La sentenza del processo Reset ha fatto luce anche sull’apporto dei collaboratori di giustizia, ai quali il presidente Fabiana Giacchetti ha riconosciuto alcuni benefici di legge. Ma non a tutti. Il primo verdetto di merito dell’inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina ha fatto registrare 82 condanne e 37 assoluzioni. Tra gli 82 condannati spiccano anche i pentiti.
Processo Reset, le posizioni dei pentiti
Nel caso di specie, gli imputati-pentiti presenti al processo Reset sono ritenuti colpevoli di aver preso parte alla confederazione mafiosa cosentina sono stati:
- Celestino Abbruzzese, alias “Micetto”, considerato organico al clan degli “zingari” di Cosenza e condannato a 5 anni di reclusione;
- Ivan Barone, condannato per associazione mafiosa e narcotraffico, nonché per altri reati, alla pena di 10 anni e 10 mesi di reclusione;
- Adolfo Foggetti, ex “reggente” del clan degli “zingari” di Cosenza nella città di Paola, punito per u capo d’imputazione (estorsione) alla pena di 2 anni di carcere e mille euro di multa
- Francesco Greco, colpevole di aver partecipato alla confederazione mafiosa cosentina alla pena di 7 anni e 3 mesi di reclusione
- Luciano Impieri, condannato per associazione mafiosa, nell’ambito della confederazione mafiosa, nonché per altri reati, alla pena di 5 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione
- Gianluca Maestri, che per Reset non è mai stato considerato un pentito dalla Dda, è stato condannato a 14 anni, 10 mesi e 20 giorni di carcere, per associazione mafiosa, narcotraffico e altri reati
- Anna Palmieri, condannata per la partecipazione alla confederazione mafiosa, alla pena di quattro anni di reclusione
- Roberto Presta, colpevole di aver fatto parte alla confederazione mafiosa cosentina, nell’ambito del gruppo Presta di Roggiano Gravina, e condannato alla pena di 4 anni di reclusione
- Giuseppe Zaffonte, colpevole del reato di associazione mafiosa, nonché di altri reati, e condannato alla pena di 4 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione.
Tutti gli imputati, tranne due, hanno ottenuto il riconoscimento dell’attenuante di cui all’art. 416 bis.1 comma 3. Quelli che non hanno avuto tale beneficio sono Francesco Greco e Gianluca Maestri. Entrambi infatti si sono pentiti durante lo svolgimento del rito abbreviato e non hanno apportato novità dal punto di vista probatorio rispetto a quanto presente già in atti. Daniele Lamanna è stato invece assolto.
Cos’è l’art. 416 bis.1
L’articolo 416-bis.1 del codice penale affronta le modalità con cui vengono trattati i reati legati alla mafia, stabilendo sia le circostanze che possono aggravare la pena sia quelle che possono attenuarla. In generale, quando un reato è commesso sfruttando le condizioni tipiche delle organizzazioni mafiose (come la forza intimidatoria, il controllo del territorio o le connessioni criminali), oppure con l’obiettivo di favorire le attività di queste associazioni, la pena viene aumentata in modo significativo, da un terzo fino alla metà. Questo serve a riconoscere la maggiore gravità sociale e morale di tali crimini.
Benefici per chi si dissocia
Un aspetto interessante riguarda il trattamento di chi si dissocia dall’attività mafiosa. Se un imputato, coinvolto in reati mafiosi, decide di prendere le distanze dagli altri e aiuta concretamente le autorità a impedire ulteriori crimini o a identificare altri responsabili, può beneficiare di una riduzione di pena significativa. Ad esempio, se il reato prevede l’ergastolo, questa pena può essere sostituita con una reclusione compresa tra 12 e 20 anni. Per gli altri tipi di pena, si applica una diminuzione che va da un terzo fino alla metà.
Inoltre, in questi casi di collaborazione con la giustizia, non si applicano le disposizioni sugli aumenti di pena stabilite nei primi due commi dell’articolo. Infine, quando un reato è aggravato dall’applicazione del primo comma, la procedibilità è sempre d’ufficio, il che significa che non è necessaria una denuncia da parte di un privato per avviare l’azione penale. In definitiva, l’articolo del 416-bis.1 del codice penale cerca di bilanciare severità e incentivazione alla collaborazione, distinguendo tra chi partecipa attivamente a dinamiche mafiose e chi decide di dissociarsi per favorire la giustizia.
Processo abbreviato “Reset”, la sentenza di primo grado
- Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato
- CHIESTI 7 anni e 6 mesi – ESITO ASSOLTO
- Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari
- CHIESTI 14 anni – ESITO 14 anni e 1 mese
- Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
- CHIESTI 20 anni – ESITO 20 anni
- Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre
- CHIESTI 6 anni – ESITO 5 anni
- Fioravante Abbruzzese, difeso dall’avvocato Cesare Badolato
- CHIESTI 14 anni – ESITO ASSOLTO
- Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri
- CHIESTI 12 anni – ESITO 16 anni
- Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito
- CHIESTI 20 anni – ESITO 20 anni
- Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito
- CHIESTI 20 anni – ESITO 20 anni
- Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito
- CHIESTI 20 anni – ESITO 16 anni e 10 mesi
- Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari
- CHIESTI 12 anni – ESITO 11 anni e 8 mesi
- Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani
- CHIESTI 10 anni e 8 mesi – ESITO ASSOLTO
- Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta
- CHIESTI 2 anni – ESITO ASSOLTO
- Claudio Alushi, difeso dall’avv
- CHIESTI 18 anni – ESITO 17 anni
- Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello
- CHIESTI 20 anni – ESITO 15 anni e 4 mesi
- Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia
- CHIESTI 10 anni e 8 mesi – ESITO 10 anni e 8 mesi
- Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone
- CHIESTI 8 anni – ESITO 10 anni e 6 mesi, 20 giorni
- Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo
- CHIESTI 8 anni e 2 mesi – ESITO 10 anni e 10 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)