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12/10/2023 ore 17.41
Cronaca

Processo "Reset", parla ancora Porcaro: «Ho detto solo bugie, ritratto tutto»

L'ormai ex collaboratore di giustizia ha annunciato che farà pervenire al giudice un manoscritto per spiegare la sua volontà di non collaborare più con la giustizia
di Antonio Alizzi

Dopo oltre tre ore di udienza, l’ormai ex collaboratore di giustizia Roberto Porcaro ha rilasciato una nuova dichiarazione agli atti del processo che si sta svolgendo in abbreviato nell’aula bunker di Catanzaro. Parliamo del maxi procedimento “Reset“, l’inchiesta della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina.

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L’ex “reggente” del clan “Lanzino-Patitucci” di Cosenza si è rivolto al giudice Fabiana Giacchetti, annunciando che farà pervenire in cancelleria un manoscritto per spiegare la sua volontà di non collaborare più con la giustizia. «Ho detto solo bugie, ritratto tutto» ha aggiunto Porcaro. Scelto anche il nuovo difensore: è l’avvocato di Cosenza, Mario Scarpelli.. Al termine, l’udienza è stata rinviata ad altra data. Ma è stata comunque una seduta intensa e ricca di spunti processuali.

Il processo è iniziato in forte ritardo. Problematici, secondo quanto si apprende, i collegamenti con i siti riservati per un sovraccarico. Nel prosieguo, il pubblico ministero Vito Valerio ha chiesto l’acquisizione dei verbali resi da Francesco Greco perché ritenuti necessari e indispensabili ai fini della decisione. All’interno – ha sostenuto la Dda di Catanzaro – vi sono dichiarazioni auto-accusatorie ed anche etero-accusatorie oltre quelle relative all’esistenza della presunta confederazione mafiosa cosentina.

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A tale richiesta si è opposto l’avvocato Fiorella Bozzarello. La penalista ha evidenziato che qualora il giudice avesse accolto i desiderata dell’ufficio di procura antimafia di Catanzaro, avrebbe dovuto ammettere anche la prova contraria. Anche gli altri difensori, Giuseppe De Marco, difensore di Alessandro Morrone, e Carlo Monaco, difensore di Roberto Olibano Junior, hanno ritenuto non ammissibile la “proposta” della procura, in quanto la documentazione è stata portata a conoscenza delle parti dopo la formulazione del rito abbreviato. Ci si è posti quindi anche un problema di inutilizzabilità.

Il giudice Giacchetti, sciogliendo le riserve, ha disposto l’acquisizione al fascicolo considerato che i documenti risultano essere importanti rispetto ai fatti contestati o strettamente connessi. Entra quindi, come mero dato storico, la sentenza definitiva del processo abbreviato di “Testa Serpente“, mentre il vero caos si è registrato sulla “prova contraria” avanzata dalla difesa per Massimo D’Elia (tentato omicidio Perna), Antonio Illuminato, Antonio Marotta e Salvatore Ariello, detenuti durante alcuni eventi narrati dal pentito, sulla quale la Dda di Catanzaro ha posto “resistenza”. Proposto in tal senso anche un confronto tra il collaboratore di giustizia Francesco Greco e Giuseppe Caputo, ma il giudice ha rigettato la richiesta.