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04/10/2023 ore 18.36
Cronaca

Processo "Valle dell'Esaro", discusse altre cinque posizioni: ecco quali

In aula gli avvocati di Mario Sollazzo, Remo Graziadio, Saverio Morelli, Francesco Lamanna e Attilio Martorelli
di Antonio Alizzi

Terz’ultima udienza per le discussioni difensive di “Valle dell’Esaro“, il processo contro una presunta associazione a delinquere dedita al narcotraffico. Un’indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro, con l’ausilio investigativo della Squadra Mobile di Cosenza, nei comuni di Roggiano Gravina, San Marco Argentano, Tarsia, Spezzano Albanese, San Lorenzo del Vallo, Terranova da Sibari, Acri, Castrovillari e finanche Mendicino.

Nella seduta di oggi sono intervenuti gli avvocati Giovanni Favasuli, Piergiuseppe Cutrì e Matteo Cristiani. Il penalista Favasuli ha discusso tre posizioni. Parliamo di Mario Sollazzo, Remo Graziadio e Saverio Morelli. L’avvocato Cutrì invece ha difeso Francesco Lamanna, mentre il collega Cristiani ha parlato di Attilio Martorelli.

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Nel caso di Sollazzo, ritenuto dal pubblico ministero Alessandro Riello ai vertici del sodalizio criminale gestito dalla famiglia Presta di Roggiano Gravina, l’avvocato Favasuli ha fatto emergere, seguendo il suo ragionamento difensivo, l’estraneità del suo assistito rispetto al contesto associativo, essendo lontano da dinamiche criminali. Il ruolo di “autista” dei Presta non gli si addice, in qualità di membro della presunta associazione, ma eventualmente di semplice accompagnatore, ovvero di una persona non coinvolta nel traffico di droga. Insussistente quindi il teorema accusatorio anche in virtù della presunta inattendibilità del collaboratore di giustizia Roberto Presta, il cui avvocato, Claudia Conidi, parlerà nella prossima udienza. Mancanza di riscontri rispetto alle accuse della Dda anche per Remo Graziadio, al quale non può essere addebitata alcuna grave contestazione, come quella di “pusher” in una determinata “piazza di spaccio”. Tanto meno per Morelli implicato nel processo per la detenzione di una pistola.

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Per quanto riguarda Francesco Lamanna, figlio di Carlo, ritenuto componente del clan degli “zingari” e da tempo al 41 bis, l’avvocato Cutrì ha evidenziato l’assenza di ogni qualsivoglia elemento probatorio che possa sostenere l’accusa di estorsione relativamente al furto di un’auto commesso ai danni di una donna di Roggiano Gravina in quel di Cosenza. Il collaboratore Presta, secondo il penalista, non ha aggiunto nulla alla già precaria contestazione accusatoria, mentre il pentito Luciano Impieri, che conosceva bene Francesco Lamanna, lo ha definito lontano da tutti i contesti criminali.

Infine, la posizione di Martorelli. L’avvocato Matteo Cristiani ha inteso ribaltare l’assunto della Dda di Catanzaro, portando a conoscenza della Corte tutti gli elementi difensivi che dimostrerebbero la sua estraneità al contesto associativo dei Presta. «Martorelli – ha detto il penalista – è finito nelle maglie della giustizia senza un perché». Nell’udienza già fissata per l’11 ottobre parleranno altri penalisti, i restanti potranno prenotarsi per la data del 18, l’ultima concessa dal tribunale collegiale di Cosenza per difendere le rispettive posizioni, prima di emettere la sentenza di primo grado. Infine, il presidente Ciarcia ha rigettato quattro richieste di revoca della misura cautelare.