Raffaele Calamita non rientra in carcere: mistero sull'evasione dell'uomo condannato per omicidio
Raffaele Calamita ieri mattina non è rientrato in carcere a Paola. Tecnicamente è un’evasione. Il magistrato di Sorveglianza di Cosenza gli aveva concesso un permesso di sette giorni nonostante fosse dietro le sbarre per l’omicidio di Salvatore Russo. Delitto di sangue che lo aveva visto “soccombere” davanti alla giustizia italiana con una condanna a 16 anni di carcere. In primo grado però era stato inizialmente punito con 24 anni di reclusione. Poi in appello erano state escluse le aggravanti.
Calamita, però, si è sempre professato innocente, ritenendo di essere “vittima” di un complotto. E di recente un collaboratore di giustizia, originario della provincia di Vibo Valentia, pare abbia confermato questa tesi., dando la “colpa” a una donna che sarebbe stata “indotta” a mentire. Così la Corte di Cassazione, valutando i nuovi elementi di prova, ha accolto la richiesta di revisione del processo che si sta svolgendo davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Napoli.
Raffaele Calamita, secondo quanto si apprende, aveva trascorso una settimana nella casa parrocchiale Madonna del Carmine. Ieri avrebbe dovuto varcare di nuovo la porta d’ingresso dell’istituto penitenziario di Paola, ma ha fatto perdere le sue tracce. Scomparso nel nulla con la complicità di qualcuno o vittima di qualcuno? Sono le domande che si pongono gli investigatori che hanno già avviato le indagini per rintracciare l’evaso che troppo in fretta ha deciso di “riassaporare” la libertà (e la paventata ingiusta detenzione milionaria) che ancora non gli è stata ridata dai giudici.