"Reset", l'avvocato: «Blindate le dichiarazioni di Roberto Presta»
di Antonio Alizzi
Nel processo abbreviato di “Reset“, l’avvocato Claudia Conidi, difensore del pentito Roberto Presta, ha chiesto al presidente Fabiana Giacchetti che al suo assistito venga riconosciuta l’attenuante della collaborazione. Richiesta che, secondo il legale, sarebbe suffragata dal fatto che le dichiarazioni dell’ex presunto narcotrafficante, condannato in primo grado a Cosenza, sono state riscontrate anche da altri pentiti a “Reset“. Il tutto è circoscritto all’accusa di tipo associativo ovvero che il gruppo di Roggiano Gravina sia confederato con le cosche degli italiani e degli “zingari” di Cosenza.
In realtà, la sentenza “Valle dell’Esaro” ha dimostrato sì la responsabilità della maggior parte degli imputati per il narcotraffico ma ha escluso l’esistenza del clan Presta, oggetto di varie discussioni difensive prima che il presidente Carmen Ciarcia emettesse il verdetto di primo grado. Oggi, invece, il legale del pentito “invoca” il minimo della pena rispetto a una contestata aggravante (agevolazione mafiosa) che un altro tribunale ha reputato non fondata che oggi è al vaglio dello stesso giudice che ha presieduto “Valle dell’Esaro” a Cosenza e che attualmente coordina i lavori del processo ordinario di “Reset“.
“Reset”, la discussione del difensore di Roberto Presta
L’avvocato Conidi, dopo aver ascoltato le richieste di condanna della Dda di Catanzaro, ha ricordato in apertura del suo intervento che Roberto Presta è stato utile al tribunale collegiale di Cosenza per arrivare a una sentenza di colpevolezza in ordine all’associazione semplice dedita al narcotraffico. Con riguardo al processo abbreviato di “Reset“, il legale ha affermato che «non c’è nulla da dire, c’è solo il capo 1) che viene contestato al signor Presta, sulla base delle sue stesse dichiarazioni auto ed etero-accusatorie quale cugino e fratello rispettivamente di Franco Presta e Antonio Presta».
«Il signor Presta era dedito al narcotraffico e si accompagnava ai suoi parenti stretti per fare vari generi di atti illeciti, soprattutto appunto le estorsioni, questo è il capo d’imputazione, anche se non ho rinvenuto un capo diciamo, un delitto scopo nell’ambito dell’editto imputativo, ma evidentemente considerata appunto la collaborazione intervenuta del signor Presta nel dicembre del 2019 credo che comunque le indagini seguano il loro corso e quindi sia una scelta accusatoria di cui prendo atto. Il signor Presta pertanto lo ritengo meritevole, unitamente a quello che ho colto dalla requisitoria del Pubblico Ministero, del riconoscimento premiale, così come già gli è stato, ripeto, riconosciuto qualora lei ovviamente dovesse ritenere di arrivare, addivenire ad una sentenza di condanna nei confronti di coloro i quali risultano attinti anche dalle dichiarazioni di Roberto Presta, il quale, non per tesserne le lodi, ma ha mantenuto ferme le sue dichiarazioni dall’inizio alla fine, portandole al suo cospetto anche in uno stato di salute precario, perché il signor Presta è agli arresti domiciliari non perché qualcuno lo abbia voluto premiare come collaboratore ma per comprovate purtroppo situazioni personali sanitarie perché soggetto oncologico».
Il legale Claudia Conidi tuttavia ha rimproverato il suo assistito «di non essersi sottoposto alle dovute cure e quindi a chiudersi in un ospedale per fare quello che deve fare e che dovrà fare comunque. A parte ciò ho sentito con le mie orecchie che il contributo del signor Presta ha blindato la sussistenza del cosiddetto gruppo Presta operante in Roggiano Gravina e mi riferisco ovviamente alle dichiarazioni, sono state chiamate specializzanti, individualizzanti, attualizzanti di questo gruppo, già delineato nelle linee essenziali da altri collaboratori. Quindi io le chiedo brevissimamente, signor Giudice, innanzitutto la dissociazione e quindi l’attenuante per la collaborazione proficua e ritengo operosa sul punto dell’associazione del capo imputativo ma anche per tutti gli altri fatti per i quali il signor Presta potrà essere utile ad una sentenza» ha concluso.
Processo abbreviato “Reset”, le richieste della Dda
- Antonio Abbruzzese (classe 1975), difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Cesare Badolato CHIESTI 7 anni e 6 mesi
- Antonio Abruzzese alias Strusciatappine, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 14 anni
- Antonio Abbruzzese (classe 1984) difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante) CHIESTI 20 anni
- Celestino Abbruzzese, difeso dall’avvocato Simona Celebre CHIESTI 6 anni
- Fioravante Abbruzzese, difeso dall’avvocato Cesare Badolato CHIESTI 14 anni
- Francesco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 12 anni
- Luigi Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Marco Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Nicola Abbruzzese, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Antonio Sanvito CHIESTI 20 anni
- Rocco Abbruzzese, difeso dall’avvocato Mariarosa Bugliari CHIESTI 12 anni
- Saverio Abbruzzese, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani CHIESTI 10 anni e 8 mesi
- Gianluca Alimena, difeso dall’avvocato Emiliano Iaquinta CHIESTI 2 anni
- Claudio Alushi, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri CHIESTI 18 anni
- Salvatore Ariello, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello CHIESTI 20 anni
- Luigi Avolio, difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Raffaele Brescia CHIESTI 10 anni e 8 mesi
- Ivan Barone, difeso dall’avvocato Rosa Pandalone CHIESTI 8 anni
- Giuseppe Belmonte, difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Maria Bernaudo CHIESTI 8 anni e 2 mesi (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati del processo abbreviato di “Reset”)