Spaccio di droga all'Unical, l'inchiesta parte da Scigliano: i nomi
Quattordici indagati e sessanta capi d’imputazione. L’inchiesta della procura di Cosenza, sullo spaccio di droga dal Savuto all’Unical di Rende, prende forma nel 2021, quando i carabinieri della stazione di Scigliano, effettuano una perquisizione ai danni di tre persone, trovando circa 20 grammi di marijuana. Da qui parte un’attività intercettiva che permette ai militari dell’Arma di di identificare il fornitore della sostanza stupefacente.
Le captazioni telefoniche consentono quindi di scoprire tutta la rete di spacciatori. Soggetti dediti al traffico di stupefacente, vero cancro della società odierna. Di tutto ciò ne dà atto il giudice per le indagini preliminari Manuela Gallo, firmataria dell’ordinanza cautelare. Sette le persone raggiunte da misura cautelare nell’ambito di un provvedimento che contiene circa 300 pagine di elementi indiziari, ritenuti granitici dalla procura, a carico di una parte degli indagati.
Spaccio di droga dal Savuto all’Unical, i nomi degli indagati
La procura di Cosenza, nel corso delle investigazioni preliminari, aveva iscritto nel registro degli indagati Vittorio De Vuono, Eugenio Rose, Andrea Gerace, Manuel Esposito, Pilerio Alessandro Altomare, Manuel Polizzo, Loredan Florentin Anton, Francesco Bevilacqua, detto “Pierino”, Francesco Paolo Oscurato, Ivano Ragusa, Danilo Gerace, Cosimo Berlingieri, Giovanni Gullo e Simona Montera. All’esito della valutazione complessiva sui gravi indizi di colpevolezza raccolti dai carabinieri, il gip Manuela Gallo ha applicato la misura della custodia in carcere a Manuel Esposito, Pilerio Alessandro Altomare e Francesco Bevilacqua detto “Pierino”. Agli arresti domiciliari invece sono finiti Vittorio De Vuono, Eugenio Rose, Andrea Gerace e Ivano Ragusa. Lo stesso gip, però, ha rigettato la richiesta di misura cautelare per Simona Montera, oggi indagata a piede libero.
Spaccio di droga all’Unica, cosa scrive il gip
Tornando alla parte iniziale, dalle carte dell’inchiesta emerge che Eugenio Rose fu al centro delle attenzioni degli investigatori, applicando all’interno dell’auto una microspia utile a ricostruire tutti i movimenti dei presunti pusher. Il gip nell’ordinanza scrive che «si può dunque affermare che gli elementi di prova raccolti hanno dimostrato che gli indagati (o la maggior parte di loro) operavano in modo sistematico, potendo contare sulla costante disponibilità di stupefacente del quale si rifornivano quasi quotidianamente».
Secondo il gip inoltre «l’indagine ha evidenziato una sorta di interscambiabilità dei ruoli» coinvolti nell’inchiesta coordinata dall’ufficio di procura diretto dal procuratore capo Mario Spagnuolo, «nel senso che un soggetto abitualmente dedito al traffico di stupefacente spesse volte era anche un consumatore (in particolare Eugenio Rose e Andrea Gerace, i quali vendevano marijuana per acquistare cocaina) ovvero che chi era noto in una determinata piazza di spaccio come fornitore a sua volta andava ad approvvigionarsi da fornitori operativi sulla stessa o su diverse piazze (in particolare Vittorio De Vuono)».
La procura di Cosenza, nell’ambito di codesta indagine, ha contestato generalmente la fattispecie di reato di cui al comma V dell’art. 73, fatta eccezione per gli indagati Francesco Bevilacqua detto “Pierino”, Manuel Esposito e Pilerio Alessandro Altomare, ai quali sono contestate piccole cessioni di droga pesante del tipo “cocaina” qualificate nella fattispecie del comma I dell’articolo 73.