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19/03/2024 ore 15.29
Cronaca

Telefonini e droga dietro le sbarre: anche guardie carcerarie di Cosenza tra gli indagati

Sono a vario titolo gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti, detenzione di armi da fuoco ed accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti
di Redazione

Le guardie carcerarie coinvolte nell’operazione a Napoli che ha portato a svelare un giro di telefoni e droga introdotti illecitamente in carcere, sono di Frosinone, Napoli – Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona. La prima inchiesta, che ha portato all’esecuzione di 20 misure cautelari, è partita quando nel settembre del 2021 all’interno del carcere di Frosinone ci fu una sparatoria: obiettivo era un detenuto che era entrato in contrasto con altri reclusi.

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Precedentemente, nell’aprile dello stesso anno, furono rinvenuti alcuni cellulari nel carcere di Secondigliano, Nella sparatoria di Frosinone alcuni protagonisti erano campani: per questo motivo la squadra mobile del città laziale, diretta da Flavio Genovesi, indirizzò le indagini verso Napoli. Sulla vicenda ha indagato anche il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, il Nic della Polizia penitenziaria mentre è toccato al Reparto Indagine Tecniche del Ros dei Carabinieri ‘tracciare’ i percorsi effettuati dai droni per i rifornimenti. Nella seconda inchiesta ha Squadra Mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 11 destinatari, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti, detenzione di armi e uso di dispositivi di comunicazioni in carcere. Le indagini sono state avviate dalla polizia il 20 marzo 2023 a seguito sull’omicidio, avvenuto a Napoli, di Francesco Pio Maimone (un tranquillo e onesto aspirante pizzaiolo di 18 anni ucciso da una pallottola vagante nella zona di Mergellina mentre si stava godendo un momento di relax) e per il quale è stato fermato Francesco Pio Valda.

Ed indagando sul gruppo dei Valda (Francesco Pio Valda è il figlio di Ciro del clan Cuccaro di Barra, vittima nel 2013 di un agguato di camorra a seguito di una faida interna al clan) gli inquirenti hanno accertato varie interlocuzioni dal carcere. Alcuni detenuti – secondo gli investigatori – riuscivano a comunicare con persone libere, impartendo disposizioni di vario genere attraverso smartphone illecitamente detenuti nella struttura carceraria.