Tensioni nel clan degli italiani, Porcaro: «Risolvemmo tutto a Rende»
Nel corso degli anni nella ‘ndrangheta cosentina sono sorte diverse fibrillazioni per vari motivi. Ma in tutti i casi le fratture – almeno stando al racconto dei pentiti – si sono ricomposte per il “bene” dell’associazione mafiosa. Tutti eventi, chi più chi meno, venuti anche a conoscenza delle forze dell’ordine mediante le captazioni ambientali e telefoniche che hanno permesso di disarticolare i clan mafiosi di Cosenza e Rende.
Un periodo lungo, di oltre 11 anni, che ha frenato, fino a un certo punto, gli affari illeciti delle cosche cosentine capaci di riorganizzarsi dopo ogni operazione antimafia coordinata dalla Dda di Catanzaro. Non perché le indagini non siano state incisive, giungendo sempre a pesanti sentenze di condanna, ma per il semplice fatto che quel fenomeno umano di cui parlava oltre 30 anni il magistrato Giovanni Falcone non si è ancora spento dal punto di vista criminale. Forse, però, siamo sulla strada giusta, visto che in “Reset“, rispetto al passato, è anche aumentata la percentuale di parti offese che ha avuto il coraggio di denunciare le persone che hanno avanzato richieste estorsive o concesso prestiti con tassi usurai.
Negli anni scorsi, tornando al discorso delle tensioni tra clan, se ne sarebbe registrata una di un certo peso all’interno della cosca “Lanzino” di Cosenza, in quanto qualcuno non sarebbe stato d’accordo con la gestione “unitaria” degli affari illeciti e con il conseguente versamento di una parte dei profitti “sporchi” nella “bacinella comune“. Il “caso” in questione è stato raccontato dal pentito Roberto Porcaro, riferendosi a una “riunione” di ‘ndrangheta alla quale dice di aver partecipato.
Chi è Adolfo D’Ambrosio
Adolfo D’Ambrosio sappiamo tutti chi è. Condannato in “Twister” e “Vulpes“, è un esponente di spicco del clan “Lanzino” di Cosenza, con un potere decisionale elevato nel comune di Rende. Già in passato era stato posto al 41 bis, un regime di carcere duro che ha ritrovato qualche settimana a causa del provvedimento firmato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Di lui ne parla anche il collaboratore di giustizia Porcaro.
Si tratta «di uno storico appartenente all’organizzazione criminale cosentina nella quale, anche a seguito di precedenti trascorsi giudiziari che lo hanno coinvolto, ricopre una posizione di vertice. Sebbene non sappia indicare la dote di ‘ndrangheta da lui attualmente rivestita, egli rientra a pieno titolo tra i promotori dell’associazione insieme Michele Di Puppo, Renato Piromallo e lo stesso Francesco Patitucci» dichiara Porcaro. «Gode infatti di grande autonomia decisionale nell’intraprendere attività illecite per conto dell’associazione, in particolare estorsione, usura e traffico di stupefacenti. La sua zona di più stretta competenza è il territorio tra Rende e Cosenza» aggiunge Porcaro, il quale specifica che D’Ambrosio, rispetto a Di Puppo, ha un minor carisma criminale.
La “riunione” a Rende
Ed ecco qui il momento del “summit” a Rende. «Vi riferisco di una riunione, alla quale ho partecipato anch’io, tenutasi» a casa di un uomo, «a Santa Rosa di Rende, dopo qualche mese della scarcerazione di Adolfo D’Ambrosio, nella quale si è posto fine ad alcune incomprensioni proprio con il gruppo D’Ambrosio; in particolare era accaduto che Michele Di Puppo», tramite un altro soggetto, «aveva saputo che Adolfo D’Ambrosio cominciava a parlare male dello stesso Di Puppo, di me e di Francesco Patitucci, in ordine alla gestione degli affari dell’associazione”.
Così Michele Di Puppo, la “stella” della ‘ndrangheta cosentina, avrebbe convocato «a questo appuntamento Adolfo D’Ambrosio», nel corso della quale «eravamo presenti io, Michele Di Puppo, Renato Piromallo, Salvatore Ariello e Adolfo D’Ambrosio». Le lamentele sarebbero rientrate dopo l’intervento deciso di Di Puppo, il quale avrebbe redarguito in malo modo D’Ambrosio. «Questo contrasto interno all’associazione si è così ricomposto e le attività illecite sono proseguite maggiormente». Porcaro ha poi aggiunto che nel corso dei mesi successivi D’Ambrosio si sarebbe avvicinato a Piromallo.