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04/02/2024 ore 17.30
Cronaca

Torano Castello, estorsione e sfruttamento del lavoro: quattro rinvii a giudizio

La vicenda giudiziaria si sarebbe sviluppata, secondo la procura di Cosenza, tra il 2016 e il 2019. Ecco le accuse
di Antonio Alizzi

Il gup del tribunale di Cosenza Piero Santese ha rinviato a giudizio quattro imputati, tra cui il rappresentante legale di una società operante nella raccolta dei rifiuti, per i reati, a vario titolo, di estorsione e sfruttamento del lavoro. I fatti, per come riportati nei capi d’accusa, si sarebbero verificati tra il 2016 e il 2019 a Torano Castello, comune in provincia di Cosenza.

Nel mirino della procura di Cosenza, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo, sono finiti Mario Orlando Perrotta, già implicato in un caso di presunta bancarotta fraudolenta, reato per il quale è detenuto dietro le sbarre, e altri tre soggetti (C. O. P., R. P.) e la società Ecoplanet. Sette i lavoratori indicati dalla procura come parti offese, rappresentate e difese dagli avvocati Guido Siciliano, Mafalda Ferraro e Michele Gatto.

Secondo la procura, due degli operatori ecologici sarebbero stati costretti a restituire 500 su 1400 euro erogati agli stessi quale stipendio mensile da percepire per il lavoro svolto, procurandosi – nel caso in esame Mario Orlando Perrotta e l’altra imputata – un presunto ingiusto profitto in un caso di 6500 euro e nell’altro di 7000 euro. Nel terzo caso, invece, su 900 euro di stipendio i due imputati avrebbero preteso la restituzione di 100 euro. Se non avessero accettato queste “condizioni”, i tre lavoratori – secondo quanto riferisce la procura – sarebbero stati licenziati.

Gli imputati, infine, avrebbero sfruttato i lavoratori. Come ad esempio, scrive l’ufficio inquirente nel capo d’accusa, non aver concesso periodo di riposo ai dipendenti o una presunta reiterata violazione della normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro «non consentendo ai lavoratori di partecipare a corsi di formazione e informazione». Gli imputati sono difesi dagli avvocati Roberto Borrelli, Marianna Muscatiello e Antonio Perri. L’inchiesta è stata coordinata dal pubblico ministero Giuseppe Visconti.