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13/12/2022 ore 17.30
Cronaca

Un dentista cosentino fra le vittime del clan Bellocco di Rosarno

Sarebbe stato costretto a rilasciare certificati medici compiacenti per favorire le trasferte d'affari del cognato del boss nella città dei Bruzi
di Marco Cribari

C’è anche un dentista cosentino fra le persone vessate dal clan Bellocco di Rosarno. Gli inquirenti lo ritengono vittima di un episodio di violenza privata aggravata dal metodo mafioso. A settembre del 2019, infatti, il professionista sarebbe stato costretto a rilasciare una serie di certificati medici compiacenti per consentire a uno degli indagati, Francesco Benito Palaia, di recarsi presso il suo laboratorio odontoiatrico di Cosenza.

In tal senso, il sospetto è che quelle visite non fossero a scopo terapeutico, ma che rappresentassero un pretesto per favorire il presunto numero due della cosca, cognato del capo Umberto Bellocco. Palaia, infatti, era costretto agli arresti domiciliari in quel di Rosarno, e recarsi nella città dei Bruzi gli avrebbe consentito di sottrarsi ai controlli per poter curare così i propri affari.

Il 25 settembre del 2019 gli investigatori captano una conversazione fra lui e il dentista durante il quale il rosarnese formalizza la sua richiesta – «mi serve un certificato» – per poi aggiungere: «Ti devo mandare qualche altro messaggio di minaccia o ti devo mandare qualcuno allo studio?». Il dialogo è accompagnato da risate reciproche, con Palaia che arriva anche a precisare: «Ma io l’hai visto però, quando ti scrivo “ti devo minacciare” ti metto le faccine che ridono, hai capito?»; tuttavia gli investigatori non hanno dubbi: quella di redigere il certificato non sarà una libera scelta del medico, ma una conseguenza «del potere minatorio» che promana dal suo interlocutore.

Non a caso, se la trascrizione del colloquio sembra tradire l’utilizzo di toni confidenziali – al telefono Palaia arriva al punto di precisare che la parola «minaccia» è accompagnata «da faccine che ridono» – dall’ascolto della registrazione, secondo la Dda, «si percepisce chiaramente lo stato di soggezione nel quale versa il dottore a fronte di parole che solo in apparenza possono sembrare scherzose».

Morale della favola: il certificato sarà rilasciato, e dopo il via libera del Tribunale di sorveglianza, il cognato del boss potrà recarsi a Cosenza, come da lui desiderato, in quattro occasioni: il 18 e il 25 ottobre e poi l’8 e il 15 novembre 2019. Durante quelle trasferte, la polizia giudiziaria accerterà come egli «abbia incontrato diversi soggetti con i quali ovviamente non era autorizzato a intrattenersi».