Il sacerdote dei contadini don Carlo de Cardona rivive nel racconto di Demetrio Guzzardi | VIDEO
Il rettore dell’Università Vivariensis ospite degli studi di Cosenza Channel: «Grazie al nostro impegno è stato proclamato Servo di Dio, anche se nella sua vita terrena Santo lo è stato già»
Demetrio Guzzardi, editore cosentino e rettore dell’Universitas Vivariensis, è profondamente innamorato della figura di don Carlo De Cardona, il sacerdote originario di Morano Calabro, ordinato nel 1895 e segretario particolare del Vescovo di Cosenza, monsignor Camillo Sorgente. Soprattutto il sacerdote amico dei contadini, fondatore della Lega del Lavoro e della Cassa Rurale, tra i protagonisti della grande impresa che portò, agli inizi del ventesimo secolo, alla costruzione di una centrale idroelettrica e di un mulino che portò la corrente a San Pietro in Guarano prima che a Cosenza e che consentì ai contadini di liberarsi del giogo dei baroni.
«Io sono innamorato di questo personaggio perché quando avevo quindici anni, quindi oltre cinquant’anni fa, lessi un libro contenente la biografia di don Carlo, e mi faceva rabbia che nessuno aveva mai parlato con il giusto vigore di questo personaggio che aveva fatto delle cose straordinarie» conferma Demetrio Guzzardi, ospite dello spazio intervista del nostro network. «De Cardona meritava di essere conosciuto e ho cercato anche nella mia attività editoriale, e poi costituendo un centro studi sulla sua figura, di fare in modo che la sua opera potesse essere diffusa. È stato il sacerdote che più di tutti, in Calabria, ha saputo interpretare il messaggio dell’allora Pontefice Leone XIII, quello della dottrina sociale e della celebre enciclica Rerum Novarum. Ha cercato di aiutare gli ultimi, le persone con maggiore disagio, i contadini, gli operai, quelli che non avevano una casa, quelli che non avevano una dignità, quelli che non avevano voce. In un contesto sociale, quello di fine ottocento ed inizio novecento, molto complesso soprattutto nelle zone rurali della provincia di Cosenza, della Sila e della Presila, dove le difficoltà nel mettere insieme il pranzo con la cena erano all’ordine del giorno».
Il 17 novembre, per iniziativa di Guzzardi, è stato celebrato il Cardona Day: «Perché proprio il 17 novembre – ha spiegato – venne attivata la centrale idroelettrica costruita a San Pietro in Guarano su impulso del sacerdote. La storia di don Carlo è ripercorsa in una collezione di 32 pannelli che abbiamo esposto nel 2024 durante i lavori della Settimana sociale dei cattolici , ospitata a Trieste, e visitata anche da Papa Francesco e dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Inoltre, da anni abbiamo messo in piedi una serie di iniziative proprio per dare forza, dare vigore a questa figura. Attualmente, anche grazie al nostro impegno, De Cardona è stato proclamato Servo di Dio e da qualche mese sono stati depositati tutti gli atti, racchiusi in oltre 15 mila pagine, alla Congregazione della Causa dei Santi affinché Don Carlo diventi Venerabile. Santo lo è stato in vita poiché tante persone sono state elevate dal bisogno alla dignità grazie a lui».
L’editore cosentino ha pure illustrato il collegamento tra De Cardona e la Rerum Novarum: «L’enciclica è stata promulgata nel 1891: con parole molto forti Papa Leone XIII sferza il capitalismo ed i detentori della ricchezza; è un momento cruciale perché la Chiesa, reduce dalle vicende della breccia di Porta Pia, cambia la prospettiva. La Chiesa non opera più come uno Stato ma si rivolge allo Stato e quindi al popolo. La Rerum Novarum si focalizza sulla persona. Dopo la Rerum Novarum nascerà la dottrina sociale della Chiesa. Tra l'altro la Rerum Novarum fu scritta anche con il contributo di un professore di De Cardona. Si chiamava padre Matteo Liberatore ed era coetaneo e conterraneo di monsignor Sorgente, entrambi originari di Salerno. De Cardona quindi – spiega ancora Guzzardi durante l’intervista - sente già il profumo di ciò che sta cambiando nella Chiesa e nella società con la Rerum Novarum. Sarà anche un giornalista, direttore de La Voce Cattolica da lui fondato. Lo distribuisce ai contadini che ha riunito nella Lega del Lavoro e li esorta ad imparare a leggere o, almeno, a sedersi sui gradoni della chiesa ed a farsi leggere il giornale dal parroco. Ed è anche grazie agli articoli di questo giornale che oggi è possibile ricostruire la cronistoria di eventi importanti che hanno scandito l’agire di don Carlo».
Infine Guzzardi sottolinea come l’attuale Pontefice, lo statunitense Prevost, si sia imposto il nome di Leone per ribadire come le problematiche sociali di oggi siano analoghe a quelle di oltre un secolo fa. Ancora una volta c'è bisogno che la Chiesa metta in evidenza il profondo divario che separa la classe ricca dai ceti meno abbienti. Il suo pellegrinaggio in Turchia, primo viaggio pastorale di Prevost, è già un grande segnale: ha scelto non una terra cristiana, ma ortodossa. Un modo per dimostrare la propria disponibilità a guardare al prossimo con la volontà di lavorare per il bene comune».