La Fisica all’Unical guarda alle stelle con Francesco Valentini tra la missione ESA, STAR e il nuovo radiotelescopio solare
Il nuovo direttore del Dipartimento di Fisica dell’Unical racconta tre progetti strategici: la missione ESA Plasma Observatory, l’infrastruttura STAR a raggi X e il radiotelescopio solare della rete Solaris.
La sua passione per la Fisica è nata tra i libri, ma non quelli di Meccanica o Termodinamica, ma di Asimov, il re della fantascienza, il padre delle leggi sulla robotica che hanno ispirato decine e decine di film cult.
«Ho cominciato a leggerli al liceo classico, il primo anno, e da lì mi sono appassionato alla scienza» ricorda Francesco Valentini, da poco direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria, uno dei primi quattro dipartimenti fondati dai padri dell’Ateneo. «Il passaggio di testimone col precedente direttore, il professor Riccardo Barberi – è stato quasi “verticale”. Io sono entrato qui trent’anni fa come studente, e a parte gli anni trascorsi all’estero, questo è sempre stato il mio luogo».
La Fisica, come spiega, concilia due mondi, quello naturale e quello scientifico, «infatti i primi filosofi erano scienziati». E la natura, significa anche spazio. È dall’Unical infatti che parte una delle tre missioni selezionate dall’Agenzia Spaziale Europea per la fase di studio di fattibilità: Plasma Observatory, un progetto mondiale che ci terrà col fiato sospeso fino a giugno, mese in cui si saprà se l’Unical sarà l’ateneo scelto per la missione.
Si tratta di un progetto iniziato nel 2021, guidato da un team di cui Valentini è uno dei responsabili. L’obiettivo: studiare la magnetosfera terrestre attraverso una costellazione di sette satelliti. «Sappiamo che la Terra ha un campo magnetico simile a una calamita, ed è ciò che ha permesso la nascita della vita. Se le particelle cariche provenienti dal Sole colpissero direttamente la superficie, non saremmo qui oggi».
Il confronto con Marte è inevitabile. «Quattro miliardi di anni fa anche Marte aveva un campo magnetico. Poi si è spento. Non sappiamo se ci fosse vita, ma sappiamo che quando la protezione magnetica è venuta meno, le radiazioni solari hanno sterilizzato la superficie. Studiare la magnetosfera ci aiuta a capire la storia della Terra e a proteggere la vita nel futuro». La domanda sorge naturale: potrebbe accadere anche alla Terra?«Sicuramente, ma tra miliardi di anni».
Il Dipartimento non guarda solo allo spazio: un altro punto d’orgoglio è STAR, una nuova infrastruttura di Ateneo legata al Dipartimento di Fisica. Si tratta di una sorgente a raggi X ad altissima energia, capace di penetrare la materia senza distruggerla. «Esistono pochissime macchine di questo tipo nel mondo» spiega Valentini. «Potremmo usarla, ad esempio, per analizzare i campioni che le missioni NASA ed ESA riporteranno da Marte. È un metodo non invasivo, fondamentale quando si ha a che fare con materiale unico».
Le applicazioni però non si fermano all’esplorazione spaziale: la tecnologia di STAR ha un enorme potenziale in campo medico e sanitario. «Il futuro della medicina è l’uso delle nuove tecnologie integrate con l’intelligenza artificiale. Anche le operazioni e la diagnostica potrebbero diventare più sicure grazie a strumenti di questo tipo».
E non finisce qui. All’Unical sta per nascere anche uno dei pochi radiotelescopi solari del Mezzogiorno, parte della rete internazionale Solaris. Il progetto, finanziato con un milione e mezzo di euro, è stato avviato dal compianto docente Vincenzo Carbone. Dopo la sua scomparsa, lo scorso anno, Valentini ha raccolto il testimone, portando avanti il lavoro insieme all’Istituto Nazionale di Astrofisica. Il radiotelescopio sorgerà vicino alla sorgente STAR e l’osservatorio sarà dedicato proprio a Carbone. «Diventeremo uno dei punti di osservazione della rete internazionale. È anche un’occasione per attrarre giovani e fare divulgazione scientifica di alto livello».
La terza missione universitaria – quella che porta la ricerca fuori dall’accademia e la restituisce al territorio – qui prende forma concreta. Valentini sorride e conclude: «Il bello deve ancora venire».