Salgemma Lungro Festival, tra musica e comunità con la chiusura in montagna
Dal 13 luglio al 20 agosto una rassegna che ha unito arte, natura e memoria attorno alla storica miniera di salgemma
Non poteva che chiudersi nella "sua" montagna, e sotto un cielo incredibilmente stellato, il Salgemma Lungro Festival, con l’ultimo appuntamento del 20 agosto al Rifugio Campolongo, in un epilogo quanto mai coinvolgente per autenticità e atmosfera. A 1350 metri di altitudine, è stato il Dj set di Franco Siciliano ad accompagnare l’aperitivo al tramonto, aprendo la strada a una serata musicale che ha richiamato tantissimi appassionati tra i boschi del Parco Nazionale del Pollino. In uno dei luoghi che rappresenta la parte naturalistica più bella di Lungro, il violino di Andrea Micieli, il pianoforte del maestro Tommaso Morrone e la voce limpida di Annafrancesca Micieli sono stati un’offerta alla Natura e all’Arte, all’immensità del paesaggio del Parco. Il posto ideale per osservare poi dal telescopio le forme sorprendenti delle costellazioni e i pianeti visibili, raccontati da Francesco Gentile, Vincenzo Martino e Alfonso Mele.

Il finale perfetto per il Salgemma che quest’anno ha avuto inizio il 13 luglio con il live degli Out Of Tune, con Federica Perre, Roy Panebianco e Simone Ritacca, aprendo il festival con il loro sound energico, in una piazza che ha accolto anche la degustazione dei prodotti tipici con Sali&Sapori.
Per la sezione Serenate di sale, il 27 luglio, è stata poi la volta di Roberto Bozzo Trio che ha portato all’Anfiteatro Scalinata Vittorio Emanuele II un concerto bellissimo in cui, oltre a proporre i brani del suo nuovo album Gente che sa vivere, ha cantato insieme ai suoi musicisti brani popolari con arrangiamenti inediti.
Il secondo concerto per Serenate di sale, il 5 agosto ha visto in piazza Nardò “Tutto cresce e se ne va. Intorno a Pino Daniele” - una produzione originale di Scena Verticale – con Sasà Calabrese, Dario De Luca, Daniele Moraca, Francesco Montebello e Roberto Musolino e, ospite d’eccezione, Alberto La Neve al sax. Uno spettacolo che ha restituito le atmosfere della Napoli del cantautore partenopeo grazie ai suoi brani e alle sue musiche ormai patrimonio collettivo. Un omaggio intenso, arricchito dai monologhi di De Luca e da preziosi frammenti video che hanno riportato sullo schermo le parole e i volti familiari di Gianni Minà e Massimo Troisi.

La sezione Sale fino è stata, invece, tutta per Tonino Carotone che l’8 agosto, in piazza Garibaldi, ha proposto Unplugged Experience. Uno show all’altezza di un artista internazionale che, oltre ad aver presentato alcuni brani del suo nuovo lavoro Mondo DiVino, ha omaggiato i suoi miti italiani Fred Buscaglione e Renato Carosone. Il cantautore spagnolo ha portato a Lungro la sua voce ruvida e la sua grande ironia e, acclamato dal pubblico, dopo il concerto si è fermato a lungo tra la gente, condividendo con gusto la socialità della piazza.

Oltre al cartellone musicale, il festival ha manifestato la sua vocazione culturale e sociale, con la miniera di salgemma - luogo simbolo della comunità arbëreshë - che resta al centro di un processo valorizzazione della memoria e di attenzione istituzionale. Il Comune di Lungro ha scelto di promuovere la rassegna - ideata e realizzata da Piano B – ottenendo il sostegno del Consiglio regionale della Calabria, il patrocinio della Camera di Commercio di Cosenza e, per il secondo anno consecutivo, della Fondazione Italia Patria della Bellezza. Quest’ultima, ha inserito Lungro anche nell’Atlante della bellezza, mappa nazionale delle esperienze che hanno saputo rigenerare spazi e storie locali.
«Il festival ha riportato al centro la nostra comunità e il suo patrimonio più prezioso – ha dichiarato il sindaco Carmine Ferraro –. Gli artisti hanno trovato in Lungro un contesto accogliente dove si sono sentiti veramente a casa, hanno invaso con la cultura i luoghi del nostro centro storico, anche quelli che normalmente non erano stati immaginati per ospitare spettacoli. La piazza ha sempre una funzione aggregatrice, ma anche arrivare là dove nessuno se lo aspetta, significa dare vita a luoghi che altrimenti resterebbero ai margini. Questo vuol dire coinvolgere la comunità, anche nel percorso che abbiamo intrapreso sulla miniera. Vogliamo che diventi accessibile, nei limiti consentiti, e diventi parte di un percorso culturale e turistico, sempre con attenzione alla sicurezza e al valore ambientale».

Per Erika Liuzzi, di Piano B, «questo festival è diventato un laboratorio che continua a crescere. Ormai la voce si è sparsa e tanti artisti chiedono di venire a Lungro non solo a esibirsi, ma proprio per vivere la comunità, fare esperienza di condivisione. Anche questo significa tenere alta l’attenzione sulla memoria e sul recupero della miniera. Quando anche loro scelgono di capirne di più e di parlarne, significa che il nostro messaggio è arrivato, e da loro può essere amplificato. Questo è il senso di un progetto culturale come il Salgemma».
Il Festival dedicato alla valorizzazione della storica Miniera di Salgemma e del patrimonio calabrese, è diventato un modello di riferimento replicabile per tante realtà locali che lo chiedono come sostegno culturale nell’attivazione di processi virtuosi nei contesti periferici.