Concorsi Pubblici in Calabria, il modello Corigliano-Rossano brilla in un clima di incertezza
Mentre sette enti locali finiscono nel mirino di ANAC e Ministero, il Comune di Co-Ro verrebbe indicato dalla Coordinatrice nazionale degli idonei come l’esempio da seguire per trasparenza e legalità
In un panorama regionale spesso segnato da nubi burocratiche, il Comune di Corigliano-Rossano (Co-Ro) emergerebbe come un’eccezione virtuosa nella gestione delle risorse umane. Secondo quanto dichiarato da Sandra Di Giacomo, Coordinatrice nazionale degli idonei ai concorsi pubblici, l'amministrazione della città ionica rappresenterebbe infatti l'“unico esempio di grande trasparenza” tra le realtà recentemente analizzate, ponendosi come un punto di riferimento per l'intero territorio calabrese.
Il riconoscimento tributato a Corigliano-Rossano non risulterebbe casuale. Mentre altrove si preferirebbe ricorrere a nuove procedure, il Comune di Co-Ro avrebbe dimostrato che l’applicazione rigorosa delle leggi e la valorizzazione delle graduatorie esistenti non sarebbero solo obblighi teorici, ma pratiche amministrative già operative e funzionali. Questa condotta suggerisce una volontà politica volta a tutelare il merito e a garantire efficienza alla macchina comunale, garantendo al contempo risparmio economico e celerità nelle assunzioni.
Il fulgore del modello Co-Ro risalterebbe ancor di più se paragonato al quadro critico descritto da Di Giacomo nella sua segnalazione formale trasmessa all’ANAC e al Ministero della Funzione Pubblica. In altri sette enti locali verrebbero infatti contestate scelte amministrative che avrebbero portato a indire nuove selezioni nonostante la presunta presenza di graduatorie ancora valide e utilizzabili, ignorando così il principio di economicità. Sempre secondo la denuncia, in alcune realtà calabresi si assisterebbe alla disapplicazione di normative storiche e consolidate, come la legge del 1994 riguardante i colloqui motivazionali per i contratti a tempo determinato.
A questo si aggiungerebbe una gestione degli interpelli che parrebbe poco lineare con procedure, secondo la segnalazione, che dovrebbero basarsi su criteri chiari e verificabili ma risulterebbero invece prive dei presupposti necessari a garantire la massima imparzialità verso i candidati.
Di Giacomo, pur lodando l'esempio di Corigliano-Rossano, non ha risparmiato l'uso dell'ironia per descrivere le gestioni meno trasparenti, citando fantomatici “maghi, che siano di città o di Salerno” richiamando il sospetto che logiche opache possano aver influenzato i reclutamenti altrove rendendo necessaria una costante vigilanza civica per evitare che il "merito" diventi un concetto puramente astratto. A sostegno della correttezza operata da enti come Corigliano-Rossano, è richiamato un impianto giuridico ormai granitico.
Dalle sentenze della Cassazione a Sezioni Unite alla pronuncia del Consiglio di Stato del 2024, la giurisprudenza ribadirebbe l’obbligo motivazionale e la centralità del merito. Seguire queste linee guida non rappresenta un optional ma l'unico modo per le amministrazioni pubbliche di evitare scenari di illegittimità procedurale e gravi responsabilità amministrative.
"Intelligenti pauca" conclude la dichiarazione pubblica di Di Giacomo che affida alle istituzioni interessate il compito di valutare le anomalie riscontrate. L'esempio di Corigliano-Rossano resta comunque la prova tangibile che ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e Pubblica Amministrazione è possibile anche in contesti difficili. La trasparenza di Co-Ro rappresenta, in questo senso, una speranza per tanti giovani idonei che chiedono solo che le regole valgano per tutti, senza eccezioni.