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13/08/2025 ore 16.37
Economia e Lavoro

Tirocinanti MiC e Giustizia, il D.P.C.M. fantasma: 266 famiglie ancora in attesa

A quasi un anno dall’approvazione dell’emendamento 19.13 al decreto Sud, che prevedeva contratti per i tirocinanti del Ministero della Cultura e della Giustizia, il decreto attuativo non è mai stato emanato. Tra rinvii, giustificazioni e cambi di rotta, 266 famiglie calabresi restano senza lavoro e senza risposte

di Redazione

«L’approvazione dell’emendamento 19.13, a firma di Francesco Cannizzaro, posto sul decreto Sud (DL 124/2023), avvenuta il 26 ottobre 2023, sarebbe dovuto essere il punto di partenza per risollevare la situazione di ben 266 famiglie» così in una nota i tirocinanti del Ministero della Cultura e della Giustizia. «La legge in questione, all’articolo 19 comma 9-bis, autorizza il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri a bandire procedure selettive per l'accesso a forme contrattuali di 18 ore settimanali per la durata di 18 mesi alle quali sono prioritariamente ammessi i soggetti già inquadrati come tirocinanti nell'ambito dei percorsi di formazione e lavoro attivati presso il Ministero della Cultura e il Ministero della Giustizia.

Tutto ciò era stato previsto per porre rimedio all’ingiusta esclusione avvenuta a causa del concorso per 1956 tirocinanti, tenutosi in data 26 luglio 2022, che si è svolto con modalità discutibili e che ha vanificato gli sforzi di persone che, in virtù di alcuni bandi regionali, avevano prestato servizio presso le sedi periferiche dei Ministeri e sopperito per anni alle carenze di personale senza vedersi riconosciuto nessun diritto. Il risultato ottenuto è stato il frutto della nostra perseveranza e rappresentava il segnale che le forze politiche fossero dalla nostra parte.

La seconda fase della vertenza riguarda l’emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, mediante il quale si individuano le unità di personale da assegnare ai Ministeri interessati alla nuova procedura selettiva. Il D.P.C.M. non è mai uscito, abbiamo atteso inutilmente, nonostante le rassicurazioni forniteci nel corso del tempo.In particolare, un responsabile del MiC, durante la manifestazione che si è tenuta a Roma davanti al Ministero lo scorso 9 maggio 2024, dichiarò che era solo una questione di tempo e che nel mese di luglio il D.P.C.M. sarebbe stato presentato nell’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni. In realtà, a luglio non ci fu neanche l’ombra dell’atteso decreto e neanche nei mesi successivi.In seguito venivano evidenziate varie problematiche che determinavano il blocco della procedura.

In un primo momento, la giustificazione che ci è stata fornita riguardava la modifica delle figure professionali da parte del Ministero della Cultura, che richiedeva, pertanto, un adeguamento del testo del D.P.C.M. ai nuovi profili. Successivamente, dopo aver superato la suddetta criticità è stato sollevato un altro problema, ovvero la mancata indicazione dei capitoli di bilancio da parte del MiC e, infine, ci è stato persino detto che il Ministero non necessitava di personale. È stato ribadito più volte l’impegno e l’interessamento del Presidente Roberto Occhiuto alla nostra vertenza, ma nulla è cambiato e 266 famiglie continuano ad essere abbandonate e senza nessun sostegno economico. L’iter risulta interrotto per ragioni che non conosciamo.

La nostra semplice richiesta era di dare seguito all’esperienza di tirocinio, ottenendo un lavoro stimolante e dignitoso, per il quale eravamo già stati formati. Siamo amareggiati e ci sentiamo abbandonati. Arrivati a questo punto ci chiediamo: che fine ha fatto il D.P.C.M.? Quando si darà seguito all’emendamento? Come si intende agire per arrivare alla conclusione della nostra vicenda? In altri casi, la politica si è fatta carico di questi problemi ed ha posto rimedio, mentre noi facciamo parte dell’unico bacino di tirocinanti la cui vertenza non ha ancora trovato una soluzione.Da cittadini calabresi facciamo l’ennesimo appello ai nostri politici e chiediamo di ottenere risposte.

Siamo ancorati da anni a questa situazione ricca di incertezze e preoccupazioni e abbiamo il diritto di sapere come e quando si ha intenzione di procedere per arrivare ad ottenere il famoso bando. Chiediamo alla politica, in particolare a quella regionale, di fornire un riscontro ai nostri interrogativi in modo da chiarire adeguatamente e, una volta per tutte, la situazione. Ci auguriamo che si possa agire secondo coscienza in modo da poter trovare rimedio anche per noi, al fine di valorizzare la professionalità, acquisita con impegno e sacrificio, e ridare speranza alle 266 famiglie che hanno vissuto finora nella più totale insicurezza economica e nel disagio sociale».