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05/12/2024 ore 15.29
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Addio a Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano morto nel giorno del suo 84° compleanno

Ha ricoperto l'incarico di primo cittadino dal 1986 fino al primo gennaio del 1992
di Redazione

Avrebbe compiuto oggi 84 anni. E invece, per una beffa del destino, Paolo Pillitteri è morto proprio nel giorno del suo compleanno. “Ha avuto un’esistenza ricca nel bene e nel male”, ha scritto il figlio Stefano sui social, ricordando l’ex sindaco di una Milano che non c’è più. La Milano dei mitici anni ’80 e ’90, fatti di musica dance, sale giochi, fast food e Mani Pulite. Nato a Sesto Calende il 5 dicembre 1940, figlio di un maresciallo dei carabinieri siciliano, cognato di Bettino Craxi, tra i principali esponenti del Psi, Pillitteri è stato primo cittadino del capoluogo lombardo dal dicembre 1986 fino al primo gennaio del 1992, succedendo al collega di partito Carlo Tognoli. Ma è stato anche deputato nella IX legislatura e nella XI legislatura.

Dopo aver svolto, da giovane, l’attività di giornalista, critico cinematografico e animatore culturale, inizia la carriera politica nell’ambito del Partito Socialista Italiano e poi, a seguito dell’unificazione con il Partito Socialista Democratico Italiano, del Partito Socialista Unificato. Dopo la scissione del 1969 confluisce nel Psdi. Dal 1970 fa parte della giunta di Milano come assessore alla cultura. Durante il suo mandato la città attraversa un momento di grande vivacità artistica e culturale. Indimenticabile quella dedicata al nouveau realisme culminata con le installazioni di Christo in Piazza Duomo. Nel 1965 Pillitteri sposa la sorella di Bettino Craxi, Rosilde, e ne resterà vedovo nel 2017.

Nel 1975 Pillitteri fonda il Movimento Unitario di Iniziativa Socialista che confluisce nel Partito Socialista Italiano. In seguito alla nomina di segretario regionale del Partito Socialista Italiano viene eletto deputato alle elezioni politiche del 1983, permanendo in questa carica per undici anni.

Pillitteri diventa sindaco di Milano il 21 dicembre del 1986 alla guida di una giunta comunale che vede l’alleanza politica con la Democrazia Cristiana, ricalcando la coalizione del pentapartito nazionale. Nel 1987, a seguito di dissidi con il principale alleato, vara un’inedita giunta rosso-verde con il Partito Comunista Italiano e la Federazione dei Verdi. Nelle elezioni comunali del 1990 riporta un significativo successo personale con un Partito Socialista Italiano arrestato, in città, sul 20% dei voti totali.

Dopo essere stato rieletto deputato nelle elezioni politiche del 1992 (le ultime della cosiddetta Prima Repubblica) nei primi di maggio dello stesso anno riceve, unitamente al suo predecessore Carlo Tognoli, un avviso di garanzia per il reato di ricettazione riguardo a 500 milioni di lire, nell’ambito dell’inchiesta Mani pulite. Verrà poi condannato in via definitiva per il reato di ricettazione, con una pena stabilita a 2 anni e 6 mesi dalla corte d’appello nel 1996.