«Attenzione ai test sierologici, non danno patente di immunità»
Alberto Mantovani, 71 anni, immunologo, direttore scientifico dell’Humanitas di Rozzano, professore emerito all’Humanitas University, in un’intervista al Corriere della Sera spiega i rischi dei test sierologici, dopo l’inizio dello screening deciso dal ministero della Salute. Saranno 150mila infatti le persone sottoposte al test in tutto il territorio nazionale, grazie alla collaborazione della Croce Rossa Italiana.
«Chi ha il Covid sarà protetto per un certo periodo di tempo»
«I test per la ricerca di anticorpi per Sars-Cov 2 sono uno strumento prezioso per valutare la prevalenza e la diffusione del virus, ma non danno alcuna patente di immunità» chiarisce il professore Mantovani. Non sappiamo ad oggi se la presenza di una certa quantità di anticorpi è la spia di una risposta immunitaria che assicura protezione contro l’infezione da coronavirus». E ancora: «Per chi ha sviluppato davvero la malattia possiamo ragionevolmente pensare che per un certo periodo resterà protetto da Sars-CoV-2» aggiunge Mantovani.
«Ad esempio, la Sars ha dato ai guariti un’immunità di 2-3 anni e come tutti sappiamo il Covid è un parente. Il vero problema è che la stragrande maggioranza delle persone che incontra Covid-19 o non si ammala o lo fa in modo blando: in questo caso non sappiamo se la risposta immunitaria indotta, di cui la presenza di anticorpi è una spia, sia davvero protettiva o se queste persone rischiano una nuova infezione» afferma il professore Alberto Mantovani.
I risultati di un’indagine epidemiologica condotta dall’Humanitas
Il professore Alberto Mantovani, tornando alla validità dei test sierologici, spiega che gli stessi «sono utili alle indagini epidemiologiche. All’Humanitas ne abbiamo condotta una, testando 3985 tra medici, infermieri, staff amministrativo anche in smart working, ricercatori, che lavorano nelle varie strutture in Lombardia».
Da questa indagine è emerso che «l’11-13% del personale è venuto a contatto con il coronavirus, senza sostanziali differenze tra le categorie». Sul fatto che il Covid oggi sia meno potente, Mantovani la pensa in modo diverso: «Potremo affermare ciò una volta che qualcuno porterà le prove sulle riviste scientifiche autorevole. Le malattie causate dal virus si attenuano con la primavera e l’estate, perché stiamo di più all’aperto e in casa teniamo le finestre aperte. Per questo motivo, cambia la quantità dell’esposizione al virus».