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28/12/2025 ore 15.16
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Biohub, la grande scommessa di Zuckerberg: l’intelligenza artificiale per prevenire tutte le malattie

Il fondatore di Meta punta su Biohub, una rete di laboratori sostenuta dalla Chan Zuckerberg Initiative, per rivoluzionare la medicina attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e la modellazione delle cellule umane

di Redazione

Non è una startup tecnologica, né una classica fondazione scientifica. Biohub è l’ultima, ambiziosa scommessa di Mark Zuckerberg: una rete di laboratori che punta a un obiettivo radicale, eliminare per sempre le malattie umane. Un progetto che intreccia biologia, intelligenza artificiale e una nuova idea di filantropia, e che nelle ultime settimane ha assunto un peso centrale nella strategia del fondatore di Meta.

L’idea di fondo è semplice quanto rivoluzionaria: usare l’intelligenza artificiale per comprendere il funzionamento delle cellule umane in modo così profondo da anticipare i sintomi delle malattie prima ancora che si manifestino. «Quando abbiamo iniziato, volevamo aiutare gli scienziati a curare o prevenire tutte le malattie entro il secolo. Oggi, grazie all’IA, crediamo che questo possa accadere molto prima», ha dichiarato Zuckerberg.

Un cambio di passo significativo è arrivato a inizio novembre, quando la Chan Zuckerberg Initiative (CZI), fondata da Zuckerberg e dalla moglie Priscilla Chan, ha annunciato di voler concentrare la maggior parte dei propri investimenti proprio su Biohub. Una scelta che trasforma il progetto nel fulcro della loro attività filantropica per i prossimi anni.

Fondata nel 2016, Biohub è cresciuta fino a diventare un punto di riferimento per la ricerca interdisciplinare. Il suo modello mette insieme biologi, ingegneri, informatici e data scientist, superando le tradizionali barriere accademiche. Negli ultimi mesi, il progetto ha annunciato anche una partnership strategica con EvolutionaryScale, società specializzata in intelligenza artificiale applicata alla biologia molecolare. L’obiettivo dichiarato è «accelerare in modo radicale i progressi scientifici per comprendere e affrontare le malattie umane».

Al centro del programma c’è la costruzione di un’infrastruttura computazionale senza precedenti. Entro il 2028, Biohub prevede di disporre di oltre diecimila GPU dedicate alla modellazione cellulare. L’ambizione non è solo analizzare enormi quantità di dati, ma creare un vero e proprio “gemello digitale” della cellula umana: un modello predittivo in grado di simulare come le cellule reagiscono a virus, farmaci o mutazioni genetiche. «Crediamo che, con questi sistemi, potremmo realizzare in pochi mesi scoperte che oggi richiederebbero decenni», spiegano i responsabili del progetto. È quella che definiscono “medicina di frontiera”.

Biohub si inserisce in un contesto più ampio. Il settore della salute e della longevità è in forte espansione: tra intelligenza artificiale applicata alla genomica, medicina rigenerativa e terapie anti-invecchiamento, gli investimenti crescono rapidamente. Solo nel 2024, le aziende del comparto hanno raccolto oltre 8 miliardi di dollari. Il baricentro della medicina del futuro sembra spostarsi sempre più dalla cura alla prevenzione, con l’obiettivo di allungare non solo la vita, ma gli anni vissuti in buona salute.

Accanto all’entusiasmo, però, emergono interrogativi non secondari. Biohub promette diagnosi precoci, trattamenti personalizzati e sistemi immunitari “riprogrammati” per prevenire le malattie. Ma c’è anche il rischio che una quota sempre maggiore della ricerca scientifica globale venga orientata da un numero ristretto di attori privati. Chi stabilirà le priorità? Chi controllerà le scoperte? E come verranno condivisi dati e risultati?

L’approccio di Zuckerberg e Chan riflette una logica tipica della Silicon Valley: applicare alla filantropia una mentalità “venture”, fatta di grandi scommesse tecnologiche e obiettivi dirompenti, anche a costo di trascurare bisogni più immediati. Biohub diventa così un esperimento di proporzioni storiche: trasformare una fortuna privata in una piattaforma per riscrivere le basi della biologia umana.

Tra promesse di rivoluzione scientifica e timori di una scienza sempre più privatizzata, una cosa è certa: con Biohub, Zuckerberg ha deciso di giocare una partita che va ben oltre il mondo dei social network, puntando a lasciare un segno diretto sul futuro della medicina e della vita umana.