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10/03/2025 ore 08.19
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Caso Orlandi, Ali Agca risponde all’appello di Pietro: “Svelerò io la verità”

L’ex Lupo Grigio torna a parlare della scomparsa della giovane e chiama in causa il Vaticano
di Redazione

A pochi giorni dall’appello di Pietro Orlandi a papa Francesco, con cui il fratello di Emanuela ha chiesto al Pontefice di rivelare la verità sulla scomparsa della ragazza avvenuta nel giugno 1983, è arrivata la risposta di Ali Agca. L’ex terrorista turco, noto per l’attentato a Giovanni Paolo II nel 1981, è tornato a parlare del caso, sostenendo di conoscere dettagli finora inediti.

Papa Francesco non può parlare a causa di Wojtyla, quindi sarò io a dire quello che so”, ha dichiarato Agca in un video diffuso sui social. Secondo la sua versione, il Vaticano avrebbe trasferito Emanuela Orlandi in una famiglia reale cattolica in Europa prima di collocarla in un convento. “L’11 giugno 1983 si sarebbe tenuto un incontro privato in Vaticano tra il cardinale Agostino Casaroli e il principe del Liechtenstein, Adamo II, per discutere del trasferimento della ragazza. La sera del 22 giugno 1983, Emanuela sarebbe stata portata nel palazzo reale del Liechtenstein con un’auto diplomatica”.

Tuttavia, un dettaglio smentisce questa ricostruzione: nel 1983 Adamo II non era ancora sovrano, poiché il trono era occupato dal padre, Francesco Giuseppe II. Agca ha poi aggiunto che Giovanni Paolo II avrebbe visitato i reali l’8 settembre 1985 per “ringraziare la famiglia e inviare un segnale al cielo”.

Le sue dichiarazioni si inseriscono in un contesto di attesa e speranza da parte della famiglia Orlandi. Pietro ha recentemente rivelato che la madre, oggi novantenne, sta affrontando problemi di memoria, ma continua a chiedere se sia stata trovata la verità sulla figlia.

Agca ha concluso il suo intervento con un nuovo appello al Vaticano, chiedendo al cardinale Giovanni Battista Re di rivelare almeno in privato ciò che sa. “Suppongo che Emanuela Orlandi viva ancora oggi in un convento d’Europa, con un nuovo nome e una nuova identità fornita dal Liechtenstein”.

Dichiarazioni forti, che si aggiungono a un caso irrisolto da oltre quarant’anni e che continuano ad alimentare dubbi e interrogativi.