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31/01/2025 ore 10.45
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Chiara Ferragni a processo per truffa aggravata: ecco l'email che la inchioda

L'influencer dovrà affrontare un processo per truffa aggravata legata alla campagna benefica del pandoro Balocco. Coinvolti anche Fabio Damato e Alessandra Balocco
di Redazione

La celebre influencer Chiara Ferragni dovrà affrontare un processo per truffa aggravata in merito alla presunta pubblicità ingannevole legata alla vendita del pandoro Balocco. Insieme a lei, sono stati rinviati a giudizio anche Fabio Damato, ex collaboratore della Ferragni, e Alessandra Balocco, amministratrice dell’azienda dolciaria. Il procedimento giudiziario inizierà a settembre e mira a chiarire il ruolo dell’influencer e delle altre figure coinvolte nella campagna promozionale che presentava il prodotto come legato alla beneficenza.

Le prime segnalazioni sul caso

Già nel novembre del 2022, quando la campagna per il pandoro “Pink Christmas” era in pieno svolgimento, all’interno dell’azienda Balocco iniziarono a emergere dubbi sulla comunicazione del progetto. Un dipendente di un’agenzia di comunicazione che lavorava con l’azienda inviò un’e-mail in cui segnalava una situazione preoccupante:

«Sta succedendo una cosa verso la quale mi sento di dovervi attenzionare: Chiara Ferragni si sta prendendo tutto il bello di questa iniziativa e voi tutto il brutto. Tra l’altro la beneficenza sta proprio diventando il nodo comunicativo centrale di questo prodotto (…) Si parla solo di Ferragni, di Balocco e della Beneficenza».

Questa e-mail è oggi parte del materiale raccolto nell’indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, guidata dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli.

I dettagli dell’inchiesta

L’inchiesta si è concentrata sulle modalità con cui il team Ferragni ha promosso il pandoro Balocco, facendo leva sul concetto di beneficenza. Un passaggio chiave dell’indagine riguarda un comunicato stampa in cui si affermava che le vendite del pandoro “serviranno a finanziare” attività benefiche.

Un’e-mail interna a Balocco, datata 20 ottobre 2022, mostra le perplessità dell’amministratrice delegata Alessandra Balocco, che scrisse:

«Si attribuiscono meriti che non hanno ma il buon Dio ne terrà conto al momento opportuno».

A questa osservazione rispose una responsabile dell’azienda, che commentò con sarcasmo:

«Mi verrebbe da rispondere in realtà le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante”».

Queste comunicazioni interne sono ora agli atti e rappresentano una parte fondamentale delle prove su cui si basa l’accusa.

La difesa di Chiara Ferragni

Dopo la notizia del rinvio a giudizio, il team legale di Chiara Ferragni ha ribadito la sua posizione, dichiarando che la loro assistita ha sempre agito in buona fede e che la campagna per il pandoro Balocco aveva finalità benefiche reali.

Gli avvocati dell’influencer sottolineano che Ferragni non ha mai inteso ingannare il pubblico e che la vicenda sarebbe frutto di un’errata interpretazione della comunicazione adottata. Tuttavia, l’accusa ritiene che l’iniziativa abbia sfruttato la beneficenza in modo fuorviante, inducendo i consumatori a credere che acquistando il prodotto avrebbero contribuito direttamente alla causa.

Il ruolo di Fabio Damato e Alessandra Balocco

Nel processo saranno coinvolti anche Fabio Damato, ex manager di Chiara Ferragni, e Alessandra Balocco, in qualità di amministratrice della storica azienda dolciaria.

Damato, considerato una delle figure chiave nelle strategie di branding della Ferragni, avrebbe avuto un ruolo centrale nella gestione della comunicazione dell’iniziativa. L’accusa sostiene che la squadra dell’influencer abbia curato la campagna con una strategia di marketing che amplificava il ruolo benefico del prodotto, creando una percezione distorta nei consumatori.

Per quanto riguarda Balocco, la sua posizione è più complessa: se da un lato l’azienda ha beneficiato della visibilità della campagna, dall’altro emergono dubbi interni sulla sua effettiva approvazione delle modalità comunicative adottate dal team Ferragni.

Le possibili conseguenze del processo

Il processo, che partirà a settembre, potrebbe avere importanti ripercussioni sia sulla reputazione di Chiara Ferragni che sulle pratiche di marketing legate alla beneficenza. In caso di condanna, Ferragni rischia gravi conseguenze legali e d’immagine, con ripercussioni su futuri accordi commerciali e collaborazioni con aziende di rilievo.

La vicenda ha già scatenato un ampio dibattito sull’uso della beneficenza nel marketing, sollevando interrogativi sull’etica delle operazioni promozionali che fanno leva sulla solidarietà.

Cosa rischia Chiara Ferragni in caso di condanna

Se Chiara Ferragni fosse ritenuta colpevole, potrebbe essere condannata a una pena da 1 a 5 anni di reclusione per truffa aggravata, ma andrebbe in carcere solo se la condanna finale fosse pari o superiore a 4 anni. Se inferiore, potrebbe chiedere l’affidamento in prova.

Tuttavia, è improbabile una pena severa, dato che non ha precedenti penali e ha già risarcito il danno. Questi fattori potrebbero ridurre la pena, che, se inferiore a 2 anni, verrebbe coperta dalla sospensione condizionale.

In alternativa, Ferragni potrebbe patteggiare o chiedere la messa alla prova, prestando un lavoro di pubblica utilità. Se completata con successo, il reato verrebbe dichiarato estinto.