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10/07/2025 ore 10.18
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Due testimoni smentiscono la perizia sull’incidente mortale di Diogo Jota e del fratello - VIDEO

I camionisti José Azevedo e José Aleixo Duarte raccontano un'altra verità sulla tragedia: "Strada maledetta, ma nessuna corsa in Lamborghini"
di Redazione

Non sarebbe stata la velocità a causare il terribile incidente in cui hanno perso la vita il calciatore Diogo Jota e suo fratello André Silva. A mettere in discussione il primo esito della perizia condotta dalla Guardia Civil, secondo cui la Lamborghini Huracan dei due viaggiava a velocità eccessiva prima di uscire di strada per lo scoppio di uno pneumatico, sono due testimoni oculari presenti sulla scena del dramma.

“Non c’era nulla da fare, ma non correvano”

Il primo a parlare è José Azevedo, camionista portoghese che ha deciso di rendere pubblica la sua versione dei fatti attraverso un video sui social. È lui l’autore del filmato circolato in rete, quello in cui si vede l’auto dei due fratelli portoghesi avvolta dalle fiamme sul ciglio della strada A-52, nei pressi di Palacios de Sanabria, in Spagna.

Sono stato io a filmare, ma prima mi sono fermato per aiutare – racconta Azevedo – Ho preso l’estintore e sono corso verso l’auto. Purtroppo, per via dell’impatto non c’era più nulla da fare. Non avrei potuto salvare nessuno”. L’autotrasportatore ha voluto rispondere anche a chi lo aveva accusato di non essersi prodigato per aiutare, preferendo registrare il video: “Ho la coscienza pulita. So quello che ho visto. Sono passati accanto a me tranquillamente, senza alcun eccesso di velocità”.

Una strada buia e pericolosa

Azevedo, che percorre quella tratta ogni giorno, descrive la A-52 come una strada piena di insidie: “È buia, maltenuta, non vale un accidente. La conosco bene, e per questo ho notato tutto con chiarezza. Ho visto la marca dell’auto, il colore, tutto nitidamente. E posso dire con certezza che non correvano”. Solo il giorno successivo ha scoperto l’identità delle vittime, ma la sua determinazione a chiarire la dinamica è rimasta immutata: “Ho inviato il video alla CMTV perché iniziavano a circolare troppe assurdità”.

Conferme da un secondo testimone

A dare ulteriore peso alla sua testimonianza è un secondo autotrasportatore, José Aleixo Duarte, che ha raccontato al giornale portoghese Correio da Manhã di essere stato anche lui testimone diretto dell’incidente. Duarte ha dichiarato di aver visto l’incidente, di aver filmato la scena e di aver tentato anche lui di spegnere le fiamme, rendendosi conto che era ormai troppo tardi.

Era tutto già compromesso. Le fiamme erano troppo alte, e non c’era modo di arrivare ai due ragazzi” ha detto Duarte. La sua versione è in linea con quella di Azevedo: nessun comportamento irresponsabile alla guida, nessuna folle corsa. Solo una strada maledetta e pericolosa che, ancora una volta, si è portata via due giovani vite.

Una dinamica ancora da chiarire

L’incidente è avvenuto mentre i due fratelli si trovavano in vacanza e stavano percorrendo una delle strade che attraversano la zona montuosa di Zamora. Secondo la prima perizia della Guardia Civil, l’alta velocità e lo scoppio improvviso di uno pneumatico avrebbero provocato la perdita di controllo del mezzo. Ma la ricostruzione viene ora messa seriamente in discussione.

Non è la prima volta che la A-52 viene segnalata come pericolosa: scarsa visibilità, asfalto dissestato e manutenzione carente l’hanno resa teatro di numerosi incidenti negli ultimi anni. Più di qualcuno in Spagna la definisce “una strada maledetta”.

A questo punto sarà fondamentale per la famiglia, e forse anche per la memoria dei due fratelli, che la verità venga accertata con rigore. José Azevedo ha concluso il suo intervento con un pensiero rivolto proprio ai familiari: “Vi do la mia parola. Quei ragazzi non correvano. È successo tutto per colpa della strada”.