John Cena dice addio al wrestling (e per tutti noi è la fine di un’era)
Il ritiro del bostoniano, che ha salutato il WWE Universe dopo il match di stanotte, chiude un cerchio per gli appassionati del business, soprattutto in Italia
È difficile anche capire da dove partire. John Cena ha detto addio al wrestling e noi siamo ormai adulti? Sì, questa può essere un’ottima chiave di lettura. Recenti studi hanno dimostrato che i mutamenti nel cervello di una persona che iniziano durante l’adolescenza possono durare anche fino ai trent’anni. Ecco, appena scollinati i trenta c’è voluto l’addio al wrestling del più grande di sempre per farci rendere conto che gli anni passano e noi non possiamo farci nulla.
Non uso la prima plurale a caso. Per chiunque sia un appassionato di wrestling, il ritiro di John Cena è una coltellata alla quale non si è pronti: è una cosa che sai che prima o poi accadrà, ma gli eroi son tutti giovani e belli e finché son giovani loro, lo siamo anche noi. Anche quando la vita intorno a te manda messaggi piuttosto inequivocabili, tipo le bollette, il lavoro, il mutuo, una famiglia. Eppure, niente come il ritiro del 17 volte campione del mondo ci ha fatto sentire adulti.
Per molti di noi nati negli anni ‘90 John Cena è stato un simbolo alla pari dei vari Zanetti, Del Piero, Maldini, Totti, Buffon. Chi commenterà sotto questo articolo dicendo che non è vero, mente sapendo di mentire. Perché non c’era un singolo bambino o neoadolescente che, a metà anni 2000, non seguisse Smackdown! su Italia 1. E siamo stati così tanto fortunati da vedere in chiaro l’ascesa di colui che è diventato il G.O.A.T., il Greatest of all time, il più grande di tutti i tempi. E in quegli anni, in Italia, per John Cena si creavano le folle che si creavano per Ligabue.
Non è un’iperbole: Luca Taidelli, firma pregiata della Gazzetta dello Sport, mi ha raccontato che fu lui a intervistarlo nel 2005, quando stava per vincere il suo primo titolo mondiale a Wrestlemania 21. Sotto la vecchia sede della rosea l’arrivo di Cena aveva raccolto una marea di gente che, parole di Luca, «sembrava la sfilata per la Champions». Ecco, questo era John Cena per gli italiani nel 2005.
Poi il wrestling è sparito dai nostri teleschermi, ma non dai cuori di molti. E Big Match John ha continuato a lottare, pur lontano dai riflettori del nostro Paese (che lo hanno visto ospite a Sanremo in un siparietto rivedibile con Giorgio Panariello mascherato da Pippo Baudo). Il rapper di Boston si è trasformato nell’uomo immagine della WWE, la compagnia di wrestling più grande del mondo (la sola Wrestlemania, lo show più importante dell’anno, fattura più della Champions League), e contestualmente sono arrivati i primi fischi da parte di quegli stessi bambini che prima lo amavano.
È un processo normale: si cresce guardando un programma, si ama il buono, il babyface, l’eroe senza macchia e senza paura, e poi si conoscono le sfaccettature della vita. Così si inizia ad amare, per esempio, un rivoluzionario come CM Punk, che a Cena strappò il titolo di mano in un meraviglioso main event a Money in the Bank 2011 (chi vi scrive esultò come all’autogol di Frascatore nel 2018), o un Edge, la superstar vietata ai minori, il prototipo di uomo senza scrupoli perfetto da mettere contro il supereroe.
Però John Cena ha sempre avuto uno spazio nel nostro cuore, anche quando non volevamo darglielo. E man mano che si avvicinava la fine della sua carriera, chi come noi lo ha fischiato ha ripreso ad applaudirlo. Fino a quest’ultimo anno, con un Farewell Tour bookato un po’ così (anche qui, eufemismo) dalla compagnia ma che ci ha regalato perle clamorose (Contro Cody a Summerslam, contro Styles in Australia, contro Punk in Arabia Saudita).
Adesso John saluta, porta due dita alla fronte e se ne va. Niente più mano mossa davanti alla faccia per dire “You can’t see me”, “Tu non puoi vedermi”, ma davvero non lo vedremo più. E quindi, John, grazie di tutto. Chi ama questa disciplina, a dispetto di ogni cosa, ti vuole bene. E se per te è stato un piace servirci come fan, per noi è stato un piacere vederti.