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09/07/2025 ore 13.50
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Lo chef Cappuccio nella bufera per il post contro comunisti e omosessuali: «Noi schiavi dei dipendenti»

Dopo un post social controverso, poi rimosso, lo chef si difende e denuncia: «Dal Covid in poi i lavoratori ricattano i datori. Nessun rispetto, solo pretese e malattie»
di Redazione

Uno sfogo diventato virale, poi rimosso. Ma le parole dello chef stellato Paolo Cappuccio continuano a far discutere. In un post pubblicato nei giorni scorsi sui social, Cappuccio cercava personale per la stagione estiva, escludendo apertamente alcune categorie: “No fancazzisti, comunisti, drogati, ubriachi e per orientamento sessuale”. Dopo le critiche e le minacce ricevute, ha cancellato il post e chiesto scusa. Ma in due interviste – al Corriere della Sera e al Giornale – ha ribadito il suo pensiero: «Da dopo il Covid abbiamo perso il controllo dei dipendenti. Pochi doveri e tantissimi diritti. Siamo passati dalla schiavitù degli anni ‘90 al fancazzismo totale».

Secondo Cappuccio, nelle cucine oggi regna l’anarchia. «Se un cuoco arriva in ritardo tre volte e lo riprendi, ti dice che si toglie il grembiule e se ne va. E se prova a prendersi una malattia, il medico gliela firma senza alcun controllo». Lo chef denuncia un clima di ricatto continuo: «Se li licenzi, pretendono di essere pagati fino a fine stagione. È assurdo: lavorano 20 giorni e vogliono il salario di tre mesi».

In un racconto dai toni forti, aggiunge anche un episodio inquietante: «In brigata mi sono ritrovato un pedofilo. Ho visto i contenuti sul suo telefono. Ma non potevo mandarlo via: per la legge non esiste giusta causa». E lamenta il crollo della disciplina: «Oggi un ragazzo arriva con i pantaloni calati, ti dà del tu e se gli dici qualcosa se ne va. Ma se un lavapiatti abbandona ad agosto, chi lo sostituisce? Ti rovina la stagione».

Lo sfogo ha sollevato reazioni contrastanti. Tra chi lo accusa di atteggiamento autoritario e chi, nel settore, condivide le sue preoccupazioni. In ogni caso, la denuncia dello chef riapre il dibattito su lavoro, diritti e regole nel mondo della ristorazione post-pandemica.