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11/03/2025 ore 10.21
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"No sesso": La massaggiatrice di Alba e la sua battaglia contro le richieste hot dei clienti

Tang Mo, massaggiatrice thailandese, reagisce alle continue richieste sessuali nel suo centro di Alba con un cartello esplicito. Un gesto forte che cambia la sua attività, garantendo rispetto e professionalità.
di Redazione

Incredula, umiliata, arrabbiata, impaurita. Così si è sentita Tang Mo, massaggiatrice thailandese, davanti alle continue richieste a sfondo sessuale di alcuni clienti del suo centro benessere ad Alba, nel cuore delle Langhe. Ma anziché arrendersi o restare in silenzio, ha scelto di reagire con un gesto chiaro e inequivocabile: ha appeso un cartello all’ingresso della sua attività con la scritta “No sesso. Per favore smettetela di chiedere, grazie”.

Un messaggio che ha fatto il giro del web e che ha sollevato un dibattito su una piaga che colpisce molte professioniste del settore benessere. Per Tang Mo, il cartello non è stata solo una forma di autodifesa, ma un modo per riaffermare la dignità del proprio lavoro.

Un sogno trasformato in incubo

Tang Mo è in Italia da dieci anni. Sposata con Marco e madre di una bambina di cinque anni, ha deciso nell’estate del 2024 di aprire il proprio centro massaggi. Il suo obiettivo era chiaro: promuovere l’antica arte del massaggio thailandese e far conoscere l’artigianato del suo paese d’origine. Un progetto nato da passione, esperienza e dedizione.

Tuttavia, dopo pochi giorni dall’apertura, la realtà si è rivelata ben diversa da quella che aveva immaginato. La clientela maschile, in particolare, sembrava associare i massaggi offerti a servizi ben diversi da quelli previsti.

“Specie nei primi mesi – racconta la donna a Fanpage.it – tanti uomini entravano chiedendo sesso e massaggi senza vestiti. Tutti i giorni, anche più volte al giorno, anche con altri clienti all’interno del negozio. Mi sono sentita a disagio, arrabbiata, umiliata, nervosa, spaventata”.

Il cartello che cambia tutto

Dopo settimane di richieste inopportune e un senso di frustrazione crescente, Tang Mo ha deciso di prendere in mano la situazione. Ha appeso un cartello chiaro e diretto sulla porta del suo centro, visibile a tutti.

Ma non si è fermata lì. Anche all’interno dell’attività ha affisso delle indicazioni precise:

“Nel nostro centro si eseguono esclusivamente massaggi professionali terapeutici seri. Vi preghiamo di astenervi dal fare richieste inappropriate o di natura non professionale. Qualunque comportamento non consono potrà comportare l’interruzione immediata del servizio e l’allontanamento dal centro.”

Il risultato? Incredibile e immediato.

“Dopo il cartello non è più entrato nessuno con questo tipo di richieste – spiega Tang Mo –. Magari la cosa potrà far ridere qualcuno che passa per la strada, ma l’importante è stare tranquilli. Anche i clienti sono più a loro agio nell’entrare e nell’uscire dal centro. La clientela femminile, poi, è addirittura aumentata”.

Un problema diffuso nel settore benessere

Quello di Tang Mo non è un caso isolato. Moltissime professioniste del settore benessere si trovano ad affrontare situazioni simili. La percezione errata che i massaggi siano automaticamente legati a servizi sessuali è un problema radicato e difficile da estirpare.

Il cartello di Tang Mo è diventato un simbolo di resistenza, un messaggio chiaro non solo ai clienti malintenzionati, ma anche a tutte le colleghe che ogni giorno si trovano nella sua stessa situazione.

Diverse massaggiatrici, estetiste e operatrici olistiche hanno espresso il loro sostegno alla decisione di Tang Mo, raccontando esperienze analoghe. In molti casi, la paura di perdere clienti o di subire ritorsioni impedisce loro di reagire apertamente.

La reazione della comunità

L’iniziativa di Tang Mo ha trovato un grande riscontro anche nella comunità locale. Molti abitanti di Alba hanno espresso il loro appoggio alla massaggiatrice thailandese, elogiando il suo coraggio nel denunciare un problema spesso ignorato.

Anche sui social, la storia ha avuto un’ampia diffusione, con commenti di solidarietà e ammirazione. Il cartello, inizialmente un atto di difesa, è diventato un messaggio di sensibilizzazione.

Una lezione di dignità e rispetto

Per Tang Mo, questa esperienza è stata difficile ma anche formativa. “Si può dire che il cartello abbia funzionato al 100% – conclude – e per questo lo lascerò esposto ancora per molto tempo”.

Un piccolo gesto che ha fatto una grande differenza. E che dimostra come, a volte, basti un semplice cartello per affermare con forza il proprio diritto al rispetto.