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13/03/2025 ore 17.38
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Russia-Ucraina: Mosca respinge il cessate il fuoco, Kiev perde terreno nel Kursk

Il Cremlino chiude la porta alla tregua proposta dall’Ucraina: Putin ribadisce il no alla NATO e accelera sul fronte del Kursk. Zelensky in difficoltà, mentre gli USA cercano di mediare per evitare un'escalation del conflitto.
di Redazione

Non c’è spazio per una tregua tra Russia e Ucraina. Il Cremlino sembra chiudere definitivamente la porta alla proposta di cessate il fuoco avanzata da Kiev. Secondo Yuri Ushakov, consigliere per la politica estera di Vladimir Putin, la Russia è disposta a negoziare solo per una pace duratura, che escluda categoricamente l’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Le parole del consigliere lasciano pochi margini di trattativa e rimandano all’annuncio ufficiale che Putin farà dopo il bilaterale con il leader bielorusso Alexandr Lukashenko.

Nel frattempo, l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, è già atterrato a Mosca per cercare un punto di contatto tra le parti e verificare la disponibilità russa a trattare con gli Stati Uniti.

Mosca e la richiesta agli Usa: “Ascoltate la nostra posizione”

Da giorni il Cremlino insiste sulla necessità di avere garanzie da parte di Washington e di non ridurre la trattativa a un confronto tra Russia e Ucraina. “Abbiamo discusso con gli Stati Uniti a vari livelli, anche presidenziali. Conoscono la nostra posizione, ora vogliamo credere che verrà presa in considerazione”, ha dichiarato Ushakov.

Tuttavia, la risposta ufficiale di Putin è attesa entro la giornata, e la speranza di un improvviso cambio di rotta appare sempre più debole.

Zelensky: “Putin vuole solo prolungare la guerra”

Kiev non nasconde la propria frustrazione. Il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito su X (ex Twitter) che “il mondo attende ancora una risposta significativa da Mosca alle proposte avanzate”. Secondo il leader ucraino, la Russia sta solo cercando di guadagnare tempo per rafforzare le proprie posizioni militari.

Zelensky confida nell’intervento di Washington. Durante l’incontro dell’11 marzo in Arabia Saudita tra la delegazione ucraina e quella statunitense, gli USA hanno insistito affinché la proposta di cessate il fuoco non si limitasse al fronte aereo e marittimo, ma fosse estesa anche alla terraferma. Ma sul campo, la situazione per l’Ucraina si fa sempre più complicata.

Il Kursk torna nelle mani di Mosca

La regione russa del Kursk, conquistata dall’Ucraina nell’ultima controffensiva, è ormai persa. Dopo sette mesi di combattimenti, l’esercito di Kiev si trova in ritirata. “Il comando delle truppe russe ha informato Putin che l’operazione per la liberazione del Kursk è nella sua fase finale”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Le truppe russe, rafforzate dall’invio di soldati nordcoreani, hanno accerchiato le ultime roccaforti ucraine. La città di Sudzha, ultimo bastione della resistenza di Kiev, è stata riconquistata da Mosca. La visita di Putin nella regione, avvenuta il 12 marzo, è un chiaro segnale: il presidente russo vuole chiudere l’operazione il prima possibile.

La perdita del Kursk, un duro colpo per Zelensky

La ritirata dal Kursk segna una svolta strategica negativa per Kiev. Zelensky aveva puntato sulla regione come “merce di scambio” da usare nelle trattative con Mosca, nella speranza di scambiare il territorio russo con aree ucraine sotto il controllo del Cremlino. Ma la controffensiva ucraina si è rivelata un fallimento. Ora, l’unica carta che Kiev può giocare è il sostegno degli Stati Uniti.

Gli USA sembrano favorevoli a una tregua e, secondo alcune fonti, Trump avrebbe già avvertito Mosca delle conseguenze di un’ulteriore escalation. Resta da vedere se la pressione di Washington basterà a convincere Putin ad allentare la presa.