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12/10/2025 ore 22.06
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Scatta la tregua a Gaza dopo 737 giorni di guerra: accordo sul rilascio degli ostaggi e nuovi equilibri diplomatici

Hamas libera i primi 20 ostaggi, Israele risponde con la scarcerazione di 2mila prigionieri palestinesi. Trump atteso a Gerusalemme con i vertici della sicurezza Usa

di Redazione

Dopo 737 giorni di guerra, Gaza torna a respirare. È ufficialmente entrata in vigore la tregua tra Israele e Hamas, frutto di un accordo di pace raggiunto dopo intense trattative internazionali. Il governo israeliano ha annunciato che il rilascio dei primi ostaggi inizierà nelle prime ore di lunedì, mentre i corpi dei prigionieri deceduti saranno restituiti nel corso della giornata, secondo quanto riferito da Haaretz.

Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha fatto sapere che, dalla mezzanotte, Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv sarà aperta al pubblico e trasmetterà in diretta le operazioni di rilascio.

Secondo Channel 12, Hamas libererà 20 ostaggi vivi in due tranche, tra le 8 e le 9 del mattino (ora locale), con possibile anticipo rispetto agli orari indicati. Nel pomeriggio, invece, è atteso il trasferimento delle salme di chi non è sopravvissuto alla prigionia.

In cambio, Israele rilascerà circa 2mila prigionieri palestinesi. L’accordo prevede inoltre l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, dove i primi camion giunti al valico di Rafah sono stati presi d’assalto dalla popolazione civile in cerca di cibo e medicinali. Il premier Benjamin Netanyahu, in un messaggio video, ha definito l’intesa «un evento storico». «I nostri figli torneranno alla loro terra. È l’inizio di un percorso di guarigione: serve unità tra di noi».

Il ministro della Difesa Israel Katz ha aggiunto che, una volta completato il rilascio, «Israele distruggerà tutti i tunnel ancora attivi nella Striscia». Gli Stati Uniti rivendicano un ruolo determinante nella mediazione. Il presidente Donald Trump, che nei giorni scorsi aveva annunciato un viaggio in Israele, sarà accompagnato dal segretario di Stato Marco Rubio, dal capo del Pentagono Pete Hegseth, dal direttore della Cia John Ratcliffe e dal vicecapo di Stato Maggiore Dan Caine. Lo riporta Axios, precisando che la visita di Trump avverrà nelle prossime ore, con tappe a Gerusalemme e Tel Aviv, dove è previsto un intervento alla Knesset.

L’obiettivo del presidente americano è consolidare la tregua e avviare un Consiglio di pace internazionale che coinvolga Qatar, Egitto e Turchia.

Fonti del Wall Street Journal riferiscono che Hamas ha accettato l’accordo sotto forti pressioni dei Paesi mediatori. Egitto, Qatar e Turchia avrebbero minacciato di revocare la copertura politica e logistica al movimento islamista in caso di rifiuto: «Qatar e Turchia hanno avvertito Hamas che non avrebbero più ospitato la sua leadership politica», scrive il quotidiano statunitense. «Il Cairo, invece, ha fatto sapere che avrebbe cessato di insistere affinché Hamas mantenesse un ruolo nella governance postbellica di Gaza».

Secondo il giornale, Trump avrebbe giocato un ruolo chiave nel convincere Ankara e Doha a fare pressione sulla leadership di Hamas, sfruttando i suoi buoni rapporti con la Turchia e i Paesi del Golfo. Dalla parte palestinese, l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) ha dichiarato la propria disponibilità a collaborare con Trump e con l’inviato speciale Tony Blair per definire «il futuro politico e amministrativo della Striscia di Gaza».