Marano Principato, Uil ai ferri corti con la proprietà di Villa San Pio
Tira aria di burrasca attorno alla clinica Villa San Pio di Marano Principato, teatro di un duro scontro fra gli amministratori della struttura e i rappresentanti sindacali della Uil. Quest’ultimi, infatti, hanno diffidato e messo in mora i primi, contestando loro il mancato rispetto del contratto collettivo di categoria. Galeotto, a tal proposito, è il Piano di lavoro aziendale predisposto dalla clinica che ha suscitato malumore fra diversi infermieri, fisioterapisti e oss. La carenza di organico, infatti, impedisce di predisporre turni di lavoro adeguati, mettendo a rischio anche le loro ferie.
Per il sindacato si tratta anche di assicurare la migliore assistenza possibile ai pazienti della clinica che, a fronte «dei turni massacranti a cui e sottoposta una parte del personale, potrebbero non ricevere le efficaci e dovute cure del caso». A tal proposito, nel documento a firma del commissario straordinario regionale della Uil-Fpl e del delegato cosentino Lucio Cataldi, entrambi ricordano che la questione fu sollevata anche a luglio del 2022, ma da allora il problema è rimasto insoluto. Ed è anche in ragione «di questi precedenti» che i due sindacalisti sollecitano ora la convocazione di un tavolo di concertazione per risolvere in modo radicale la vertenza. La diffida, che porta la data dello scorso 29 giugno, è stata inviata per conoscenza anche al commissario ad acta alla Sanità, Roberto Occhiuto, al dirigente del settore Lavoro e welfare della Regione e all’Ispettorato del lavoro.
Aria di burrasca, dicevamo, perché una settimana di prima, il 22 giugno, sindacato e management si erano affrontati ancora una volta a brutto muso in occasione di un’assemblea sindacale che avrebbe dovuto svolgersi all’interno della clinica. Quel giorno, infatti, ai rappresentanti della Uil, fra cui lo stesso Cataldi, venne impedito di accedere alla struttura previa minaccia di «chiamare la forza pubblica». La questione era poi finita davanti al giudice del lavoro Salvatore Bloise che l’11 luglio scorso ha decretato «l’antisindacalità» di quell’iniziativa, ordinando alla proprietà – condannata anche al pagamento delle spese di lite – di consentire lo svolgimento dell’assemblea dei lavoratori.