Turismo in Calabria, troppe ombre nel rapporto tra lavoratori e «padroni»
L’ottanta per cento dei lavoratori stagionali nel settore turistico calabrese guadagna meno di otto euro all’ora. Un terzo di questi è in nero mentre la metà di loro non è coperta da assicurazione sugli infortuni. E in caso di incidente, preferisce non denunciare. Dati ricavati nel 2022 da circa un migliaio di interviste, ma che secondo Domenico Cortese fotografano un’attualità: «Il turismo in Calabria ha fatto registrare un calo nei mesi di luglio e agosto, ma i fatturati delle attività turistiche sono rimasti invariati». Qualcosa, a suo avviso, vorrà dire.
Da alcuni mesi, proprio lui ha lanciato una piattaforma che nel nome ha già il suo programma: Osservatorio sullo sfruttamento in Calabria. Partito come semplice pagina Facebook e Instagram, poi gruppo whatsapp, è diventato oggi qualcosa in più, uno spazio fisico e virtuale in cui precari di diversa estrazione – «non solo stagionali» – mettono a confronto le loro esperienze e disavventure per studiare una strategia d’azione comune.
Cortese, che è anche sindacalista Usb, è stato invitato oggi all’Unical a una lezione del corso di laurea in Scienze turistiche e davanti agli studenti della docente Elisabetta Della Corte ha presentato le storie individuali dei lavoratori che si sono rivolti al suo Osservatorio per segnalare i torti subiti. «Siamo partiti da testimonianze online e oggi siamo arrivati a vertenze vere e proprie con denunce all’Ispettorato».
Si va dall’aiuto cuoco sottopagato al bagnino tuttofare, passando anche per il magazziniere di una ditta esterna che opera proprio nell’ateneo di Arcavacata. Nell’affrontare, i loro casi, uno per uno, il sindacalista si è detto «sconvolto a livello umano e culturale» dalle giustificazioni addotte dai titolari delle attività, quelli che lui definisce «padroni».
«In alcuni casi si comportano come se non esistesse un diritto del lavoro, in una circostanza non abbiamo trovato neanche una Pec su cui notificare la diffida. Non è solo un discorso di buoni e cattivi. Nella vicenda di una cassiera licenziata, ci siamo resi conto di come il padrone fosse sinceramente convinto che alla sua ex dipendente non spettasse l’indennità di licenziamento. Sono situazioni radicate, che rappresentano solo la punta dell’iceberg».
Non è un problema tutto calabrese, va da sé, semmai uno specchio della situazione nazionale. O per dirla con parole sue, «la conferma di come la crisi si scarichi sulle spalle dei lavoratori». E il futuro, a suo avviso, non promette nulla di buono. Il rischio è di finire come la Grecia, con un innalzamento dell’età pensionabile associato a un aumento delle ore di lavoro. «Un ritorno all’Ottocento» ha evidenziato la docente Della Corte intervenuta poi nel dibattito. Il loro timore, infatti, è che «l’esacerbarsi delle tensioni internazionali porterà a un’ulteriore compressione dei diritti dei lavoratori».