Vertenza Amaco, la Faisa-Cisal: «Il termine è scaduto ma degli stipendi non c'è traccia»
Caos Amaco, il sindacato Faisa-Cisal scrive alla società (in una lettera inviata anche alla prefettura e all’assessorato regionale alla Mobilità) sulla mancata liquidazione delle mensilità spettanti ai dipendenti della società che gestisce il trasporto pubblico locale a Cosenza. «È abbondantemente decorso il termine entro il quale codesta società avrebbe dovuto elargire salari e stipendi, ma delle retribuzioni nessuna traccia», esordisce.
E prosegue: «Tra le tante incertezze che caratterizzano il presente dei lavoratori e delle lavoratrici, se ne scorge una che, di per sé, restituisce chiara la condizione dell’azienda: l’incertezza dell’impegno! Accompagnata dall’incertezza in ordine all’attenzione riservata all’azienda da parte di chi è posto a capo della stessa; dall’incertezza in relazione alla consapevolezza della reale condizione economico-finanziaria di Amaco; dall’incertezza circa la visione del futuro aziendale; dall’incertezza in tema di programmazione di misure e di azioni dirette a rimettere Amaco sulla strada della ripresa. Tale condizione, che già scoraggia e non consente di guardare al futuro con fiducia, impone una capacità di resilienza che mette a durissima prova l’umana condizione di uomini e donne comuni, che a fronte dell’assolvimento dei propri doveri, chiedono esclusivamente di vedere soddisfatti i propri diritti».
«Il silenzio aziendale – aggiunge il sindacato –, che impedisce a codesta società finanche di fornire ai lavoratori una pur stringata comunicazione circa i tempi previsti per la corresponsione delle retribuzioni, è il degno suggello del percorso aziendale, politico-amministrativo-gestionale, lastricato di problematiche. Di fronte ad un quadro così desolato, il fatto che decine di lavoratori non possano contare sulla propria paga, in un tempo in cui anche chi ne può disporre fatica a portare avanti la famiglia, non fa più notizia. E ciò fa il paio con l’indifferenza verso la riduzione dei servizi, talmente accentuata da rendere il trasporto pubblico non un servizio di mobilità, ma quel sogno che tanto caro appare anche a chi sul punto dovrebbe interrogarsi e agire anziché “sognare” un servizio da primato che in Calabria, stando così le cose, resterà per ancora lungo tempo da “primati”».
«Resta quindi da decidere – conclude la Faisa-Cisal – se arrendersi alla rassegnazione, oppure sperare che tutti gli attori del Tpl calabrese, Regione in primis, che – lo ricordiamo – eroga i corrispettivi anche per i servizi Amaco, indaghino a fondo le ragioni che fanno oggi apparire l’impresa a meno di un passo dal fallimento. Noi siamo qui. I lavoratori sono qui. Fermi e uniti nella speranza che pur si muova. L’azienda, come la macchina amministrativa e gli apparati tutti preposti ai controlli del caso, perché si riparta assicurando il rispetto della dignità di padri e madri di famiglia, del lavoro e dei diritti, di passeggeri e dipendenti. Restiamo a disposizione, pronti a partecipare ad un tavolo di confronto ove uno o più destinatari della presente, intendesse/ro promuoverne l’istituzione».