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10/06/2025 ore 08.30
L'editoriale del Direttore

Se la 'ndrangheta viaggia ad Alta Velocità

I clan riescono ad organizzarsi dopo le operazioni di polizia giudiziaria, mutando al loro interno. Ai magistrati e alle forze dell'ordine non servono parole di sostegno ma strumenti per contrastare come si deve il potere criminale
di Antonio Alizzi

Vien da chiedersi in momenti come questi se l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine siano davvero messe nelle condizioni di contrastare il crimine organizzato. Due parole che, in Calabria, significano una cosa sola: ‘ndrangheta. È una domanda legittima, soprattutto dopo l’escalation che si registra a Cetraro: un omicidio di chiaro stampo mafioso e un’intimidazione ai danni dell’azienda Ecologia Oggi, del patron del Cosenza Calcio, Eugenio Guarascio. Anche in questo caso la paura fa novanta, direbbero a Napoli. Ma qui, la realtà supera la fantasia.

Bisogna allora chiedersi se gli strumenti per combattere la mafia siano davvero sufficienti a ribaltare il corso degli eventi. Le operazioni di polizia giudiziaria, per quanto importanti, hanno spesso l’effetto di una tachipirina: abbassano la febbre, ma la patologia resta. In parole povere: i delitti sono la manifestazione visibile di un potere criminale che si adatta, cambia forma e strategia.

In Calabria, purtroppo, siamo abituati a convivere con tutto questo. Siamo “ostaggio” mediatico di notizie impossibili da ignorare. Le raccontiamo, le analizziamo, ascoltiamo gli esperti e gli appelli delle istituzioni. Quello di ieri, del sindaco di Cetraro Giuseppe Aieta, colpisce nel profondo. Il suo volto è provato. Sa di non farcela da solo e chiede l’aiuto del Governo.

Ma cosa significa, concretamente, invocare le Istituzioni? Aspettare che il capo del Governo venga in Calabria con ministri e alti rappresentanti delle forze dell’ordine? Sarebbe un gesto dovuto, certo, ma solo se preceduto da qualcosa di concreto. A Cetraro, come nella Sibaritide e in tutte le zone soffocate dal potere mafioso, non servono parole. Servono fatti. Fatti come il rafforzamento dei presidi di legalità. Più forze dell’ordine, certo, ma anche più magistrati. Non solo a Paola, ma in tutto il Distretto. Le indagini non possono reggersi su tre marescialli e un pubblico ministero oberato da decine di altri fascicoli. Serve potenziare, non depotenziare. E anche il Csm deve fare la sua parte, riconoscendo le vere emergenze.

Non prendiamoci in giro. I maxi processi sono importanti, ma sono solo un tampone. I clan si riorganizzano, viaggiano ad Alta Velocità e cambiano gli equilibri. Vale per Cetraro come per Cassano, Corigliano e Cosenza.