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09/08/2024 ore 16.52
Lettere e Opinioni

Città unica, Bianca Rende: «C’è bisogno di mediazione e non di carte bollate»

La consigliera comunale di Palazzo dei Bruzi interviene nel dibattito in corso: «Occorre un "arbitrato" politico di soggetti autonomi riconosciuti da tutti al di sopra ma non fuori della contesa»
di Redazione

di Bianca Rende*

Come prima aderente, con riserve metodologiche, insieme alla lista civica “Cosenza cresce Insieme”, alla proposta referendaria sulla Città Unica, constato con tristezza che  non c’è solo l’afa ad accendere i “fuochi fatui” sulla tomba della Grande Cosenza, come la definiva il Sindaco Schettini già negli anni sessanta forse sull’esempio della Grande Reggio del fascismo sullo Stretto. Purtroppo Cosenza oggi è diventata una semi-città dove le polemiche si sprecano come nei piccoli paesi ed anche i possibili tornanti della storia finiscono per rimanere inghiottiti dalle polemiche e da una quasi strutturale incapacità a collaborare sul piano istituzionale, se non politico.

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Il PD locale risulta il partito più diviso sul tema e ancora il più lontano dalla meta nonostante un  recente, significativo, accostamento. Il suo “essere urbano” sembra ancora una chimera che di fatto legittima il solito intervento del centralismo romano che utilizza le beghe della “provincia” per imporre la logica delle sue lottizzazioni e legittimazioni, che fanno male a tutti, riducendo di fatto la rappresentanza anche parlamentare del territorio. Ma di questo passo si può solo perdere e dividersi le misere spoglie della sconfitta. La vicenda della Città Unica, da tutti invocata e mai concretamente avviata, ha ricevuto una forte accelerazione da parte dell’attuale governo regionale, il cui decisionismo ha finito per sacrificare le ragioni della partecipazione dal basso e del coinvolgimento di tutta la comunità interessata.

Nessuno credo possa negarlo. Ecco perché penso che la mediazione dei consiglieri regionali PD abbia aperto un ventaglio di nuove opportunità alla discussione, sia in termini di impegni politici a rispettare l’eventuale esito negativo del referendum, sia ad utilizzare i prossimi due anni per predisporre tutte le condizioni di una fusione che sia per tutti a saldo positivo e non subisca le criticità attuative già viste in altre realtà. Oggi di questo si dovrebbe discutere, portando così anche alla luce del sole scelte strategiche che risultano già assunte da pochi e comunicate en passant agli organi di stampa, in spregio ad ogni regola di correttezza istituzionale, come quella sulla localizzazione del nuovo ospedale, presso l’area dell’Unical, che avrebbe anche una sua ragion d’essere, dopo l’avvio del corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, se inserita in un discorso intellegibile anche amministrativamente e maturo sul piano del dialogo tra tutte le istituzioni interessate.

Oggi questa maturità non si vede. Ci si muove da un parte e dall’altra senza trasparenza, lasciando i cittadini in balia dei dubbi e delle peggiori supposizioni. Rivolgiamo quindi un appello ai responsabili perché cerchino la strada della mediazione e non quella delle carte bollate. Prima che sia troppo tardi, occorre un “arbitrato” politico di soggetti autonomi riconosciuti da tutti al di sopra ma non fuori della contesa. Che non mancano e devono poter parlare alla società civile.

*Consigliere comunale Cosenza