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20/07/2025 ore 19.30
Lettere e Opinioni

Il processo “Reset” e la prova secondo Nicola Gratteri

In una delle ultime dichiarazioni del magistrato mediaticamente più noto d’Italia è spiegata la ragione della necessità della separazione delle carriere

di Redazione

Di questi giorni, l’ennesima intervista rilasciata dal Procuratore dott. Gratteri, rispetto all’ennesimo maxiprocesso, suggestivamente denominato “Reset”, definito con assoluzioni di persone private della libertà in numero così elevato da fare riflettere sul corretto esercizio dell’azione penale da parte delle Procure.

“Forse le indagini erano fatte male ?” A questa domanda della sagace giornalista che rappresentava al dott. Gratteri – titolare delle indagini svolte in quel procedimento -il disorientamento del cittadino dinanzi a una discrasia così forte tra l’ipotesi accusatoria e il procedimento giurisdizionale, lo stesso Procuratore ha replicato di aver messo il visto sulla richiesta di custodia cautelare perché “ho consultato video e intercettazioni che riguardavano reati. Ho visto prove”

In questa semplice espressione – Ho visto prove – è spiegata la ragione della necessità della separazione delle carriere. Per il Procuratore mediaticamente più noto d’Italia, la prova è l’indagine che egli stesso -l’Ufficio di cui è a capo - ha coordinato e vistato; dunque, la prova è tutto ciò che la Procura dice di esser prova!

Ma, la prova non è il risultato di una conferenza stampa di magistrati e polizia giudiziaria realizzata successivamente all’applicazione di un’ordinanza cautelare emessa all’esito della valutazione della sola tesi della Procura nei confronti di presunti innocenti.

Per i Giudici, per uno Stato veramente di diritto, la prova è il risultato del confronto tra Accusa e Difesa sulle indagini della Procura per la verifica della imputazione formulata dalla Procura stessa.

E su questo confronto -che il legislatore, giammai la Comunità degli acerrimi penalisti italiani, ha chiamato contraddittorio- è pronunciata la sentenza democraticamente emessa in nome del Popolo italiano e non in nome della Procura.

Ecco. Il Procuratore Gratteri, con la geniale espressione “Ho visto prove”, è riuscito a confidare ai cittadini, con la esemplificazione comunicativa che gli riconosciamo, quella separazione culturale sul concetto di prova tra Pubblici Ministeri e Giudici a cui deve naturalmente conseguire la diversità di carriere: non rileva se il Pubblico Ministero chiedendo l’arresto del presunto innocente abbia la stessa forma mentis del Giudice; è invece indispensabile che il Giudice, decidendo sulla libertà dei cittadini, non abbia quella del Pubblico ministero.

Il Consiglio direttivo della Camera penale di Cosenza

Alessandra Adamo - Valentina Spizzirri - Francesco Chiaia - Fabrizio Loizzo – Giuseppe Manna - Angelo Nicotera - Guido Siciliano

Il Segretario

Francesco Santelli

Il Presidente

Roberto Le Pera