L'Unione dei Comuni è un fallimento, meglio la città unica
di Piero Minutolo*
Ancora oggi vi è chi ripete a distanza di anni che la realizzazione della città unica sarebbe una “fusione a freddo” e, pertanto, bisognerà procedere prima ad una gestione associata di alcuni servizi. Dal passato però non emergono esperienze virtuose in tal senso. Ed in effetti i fatti rivelano chiaramente che delle sette Unioni di Comuni realizzate diversi anni fa in provincia di Cosenza, dei protocolli d’intesa e dei Consorzi intercomunali di trasporti e rifiuti non vi è più neanche la cenere, è rimasto solo il ricordo di uno spreco del denaro pubblico. Ed è incredibile che a qualcuno sia venuto in mente di riproporre per un triennio, addirittura in via transitoria e sperimentale, l’Unione dei Comuni.
Nel caso di Cosenza, Rende e Castrolibero si potrebbe persino fare a meno dello studio di fattibilità in quanto la città unica esiste già da anni ed è assurdo che una realtà omogenea dal punto di vista territoriale, sociale e culturale continui ad essere amministrata da tre Comuni. La tesi secondo la quale i rendesi ed i castroliberesi (in gran parte cosentini) pagherebbero più tasse per via della situazione debitoria del comune di Cosenza, è francamente debole. Si evita di dire che i Comuni nati da fusione potranno mantenere tributi e tariffe differenziati per cinque anni in ciascuno dei territori degli Enti preesistenti. È quanto sancito inequivocabilmente dalla normativa vigente.
C’é inoltre da considerare che con la nascita del comune unico si potrebbe ottenere un provvedimento statale rivolto ad alleggerire notevolmente la situazione finanziaria del comune di Cosenza, così come avvenuto nei confronti di Reggio Calabria per effetto della nascita della città metropolitana. La richiesta poi di indire un referendum vincolante – a differenza di quanto avvenuto a Corigliano Rossano, Casali del Manco e in altre parti d’Italia – confligge con l’art. 133 della Costituzione che conferisce in via esclusiva alla Regione la competenza di “istituire nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni, sentite le popolazioni interessate”.
Sarebbe più costruttivo, invece, rivendicare adeguate forme di partecipazione e di decentramento perseguendo un modello di città unica che preveda nello statuto l’istituzione di tre Municipi (Cosenza, Rende e Castrolibero) dotati di organismi eletti a suffragio universale. Ad essi si potrebbero conferire la facoltà di esprimere pareri obbligatori ma non vincolanti su bilancio, regolamenti, grandi opere, strumenti urbanistici e delegare anche risorse umane e finanziarie per gestire la manutenzione di strade, marciapiedi, rete idrica, fognaria, impianti sportivi, servizi sociali, scuole dell’obbligo, beni culturali ricadenti nel proprio territorio, la promozione di manifestazioni culturali, sportive e del tempo libero riconducibili alle tradizioni culturali, religiose e agli interessi delle comunità originarie.
Bisogna discutere perciò senza pregiudizi e nel merito evitando di costruire muri che dividono e producono alle comunità soltanto un dannoso affanno democratico. La città delle tre città deve nascere da un virtuoso processo partecipativo rivolto a coinvolgere tutti ma la sua realizzazione non può più essere un giorno futuro e incerto.
*presidente associazione “Io partecipiamo” – ex sindaco di Cosenza