Arresti a Cosenza, quelle lettere dal carcere per riscuotere le somme del traffico di droga
Tra il 2018 e il 2019, gli organi di polizia di giudiziaria, che su delega della Dda di Catanzaro, indagano sulla presunta confederazione mafiosa a Cosenza, si imbattono in alcune intercettazioni telefoniche e ambientali, le quali dimostrerebbero l’esistenza del traffico di droga tra Cosenza e Rende, coordinato dalla famiglia Abbruzzese. Il clan degli “zingari” per smerciare le sostanze stupefacenti si affida a persone di fiducia, le quali hanno a loro volta un giro di pusher a cui consegnare la “roba”. Chi non paga, com’è emerso in un altro servizio, rischia grosso, anche il pestaggio. Sono le regole del “Sistema”, imposto a Cosenza a chiunque abbia intenzione di delinquere in questo modo.
Nelle conversazioni captate non si fatica a capire che si parla di cocaina, del prezzo e a chi viene data. C’è chi si preoccupa del fatto che possa essere arrestato, c’è chi si preoccupa del fatto di guadagnare poco per ogni singola dose venduta e c’è chi dal carcere, dopo l’operazione “Testa di Serpente”, si preoccupa di far recuperare i soldi che “avanza” dagli spacciatori e assuntori, attraverso le persone di fiducia. E in tale ambito sono illuminanti, secondo la Dda di Catanzaro, i colloqui di Marco Abbruzzese, il quale invia alcune lettere ai suoi presunti sodali, al fine di riscuotere le somme di denaro derivate dalla vendita della droga. Lettere che giungono a destinazione di chi rappresenta il clan degli “zingari” in quel momento, visto lo stato detentivo degli altri, e quando qualcuno gli fa notare che il debitore non riconosce quella cifra va su tutte le furie.
Sono temi, dunque, che gli inquirenti antimafia di Catanzaro valutano in senso positivo, come fonti di prova eccezionali per costruire il teorema rispetto alle condotte del narcotraffico. Un’attività del tutto illegale che, tuttavia, produce “utili sporchi” in maniera ingente, visto a rifornirsi sono anche tanti professionisti di Cosenza e Rende, che evidentemente si possono “permettere” quelle tariffe.