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11/05/2022 ore 10.53
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Concorsi all'ospedale di Cosenza, la Sinistra Cgil: «Necessario garantire correttezza e trasparenza»

Il sindacato interviene su quanto dichiarato pochi giorni fa dalla consigliera regionale Loizzo: «Giusto implementare gli organici amministrativi, ma non basta»
di Redazione

La Sinistra Cgil interviene in merito alla situazione dell’Azienda ospedaliera di Cosenza e a quanto dichiarato pochi giorni fa dalla capogruppo della Lega in Consiglio regionale Simona Loizzo. «La dottoressa Loizzo – si legge in una nota a firma di Pino Assalone, coordinatore di Democrazia e Lavoro – esprime una verità inconfutabile: occorre implementare gli organici amministrativi, anche per accelerare le procedure concorsuali per le varie figure professionali dell’Ao di Cosenza (dagli Oss alle diverse categorie amministrative e dirigenziali, fino agli incarichi professionali medici) come di ogni altra azienda sanitaria ed ospedaliera della regione Calabria».

«Riteniamo però necessario – prosegue la Sinistra Cgil – esprimere insieme un’altra verità, anch’essa inconfutabile: la necessità di garantire la correttezza e la trasparenza delle procedure concorsuali stesse, spesso terreno di conquista e di operazioni sottobanco bipartisan che, tralasciando ogni merito, sono costituite in operazioni puramente spartitorie. Ciò ha rappresentato una concausa della caduta esponenziale nel corso degli anni della qualità di buona parte del sistema sanitario calabrese e una vera e propria negazione delle legittime sperane e dei diritti di tante e tanti».

«Come un triste ritornello – si legge ancora nella nota –, periodicamente tutti gli analisti e coloro che svolgono attività politica o sindacale riprendiamo una descrizione dello stato della sanità nella nostra regione tanto disastroso quanto lancinante. I tagli indiscriminati e dissennati alla spesa pubblica nel settore, che rimane alta ma senza effetti benefici, i 12 anni di commissariamento che a nulla hanno portato, la chiusura di presidi ospedalieri nei territori, l’allontanarsi costante dei Lea, le infinite liste d’attesa e gli eterni viaggi della speranza con i circa 300 milioni di euro annui che transitano verso altre regioni: un triste quanto veritiero rosario che, senza l’individuazione di precise responsabilità e di possibili soluzioni in assoluta discontinuità con il passato, rischia di minare ulteriormente la languente credibilità delle istituzioni pubbliche in Calabria e la residua fiducia nella possibilità che qualcosa cambi nella nostra realtà».

«Oggi i “decisori” politici, purtroppo accompagnati anche da una parte consistente dei vertici sindacali, balla intorno al totem del Pnrr – aggiunge il sindacato –, ritenuto lo strumento delle meraviglie e pregustando già la gestione delle risorse che pioveranno anche in Calabria, spacciandolo come l’unico strumento per dare le doverose risposte ai troppi inevasi bisogni dei cittadini. Eppure, la conferma arrivata nelle ultime ore di come la nostra regione sia ultima in Europa per inefficienza amministrativa e corruzione, dovrebbe determinare ben altre riflessioni e pratiche. Rompere lo schema dell’esistente e formare energie locali da valorizzare è la vera risposta».

«Pochi e qualificati passaggi – scrive Assalone – sono indispensabili da compiere: togliere alla politica il ruolo di gestione organizzativa ed amministrativa e affidarle la funzione di programmazione, controllo e verifica, razionalizzare la rete sanitaria istituendo le attività per dove servono e non per affidarle a qualche amico, controllare rigidamente la spesa affinché sia indirizzata per le finalità giuste e non per ingrassare le clientele, potenziare la sanità territoriale e gli interventi di assistenza e prevenzione, formare e valorizzare professionalità nei percorsi locali (anche attraverso una maggiore sinergia tra le università calabresi ed i Centri di ricerca) ed essere attrattivi e valorizzare quelle intelligenze e quei saperi che purtroppo si vedono costretti ad andare via perché non protetti dai potentati calabresi e godono fuori dalla propria regione di unanimi riconoscimenti ed apprezzamenti».

«Sono una sola cosa – conclude la nota – il diritto ad una sanità di qualità per tutte e tutti e il diritto delle professionalità del mondo della sanità a non lavorare precariamente o in maniera ricattatoria e ad esprimere le proprie capacità e competenze non per appartenenza a qualche carrozzone ma per merito ed apprezzamento. Lavorare per connettere e concretizzare questi due diritti è un dovere per quella Politica e quel Sindacato che ritengono prioritario modificare l’esistente e non amministrarlo come fosse l’unico possibile. Una nuova consapevolezza deve prendere il posto della deliberata e nefasta intenzionalità di ostacolare l’indispensabile processo di cambiamento, dando vita ad una nuova e differente cultura degli interventi sanitari che abbiano come unico obiettivo la difesa della salute delle persone».