Ferrero, le carte dell'inchiesta: quel furto di documenti contabili (preziosi)
L’arresto di Massimo Ferrero ha sconvolto la Sampdoria, società di proprietà dell’imprenditore cinematografico romano, accusato di reati societari e bancarotta. L’inchiesta è coordinata dalla procura di Paola, diretta dal procuratore capo, Pierpaolo Bruni e dai pubblici ministeri, Rossana Esposito e Maria Francesca Cerchiara. Le indagini invece sono state condotte dal Nucleo di Polizia tributaria di Cosenza, dopo aver appreso del fallimento di quattro società che avevano sede nel Tirreno cosentino.
Massimo Ferrero, patron del club blucerchiato, è finito in carcere a “San Vittore“, una delle case circondariali di Milano, anche se il suo avvocato Pina Tenga ha spiegato di aver interpellato l’istituto penitenziario milanese per avere conferma di ciò. «L’ho sentito per l’ultima volta alle 10.30 questa mattina – spiega alle agenzia -. Da notizie di stampa ho appurato che sarebbe stato trasferito nel carcere di San Vittore a Milano. Ho contattato l’istituto penitenziario, l’ultima volta alle 14.59, ma mi hanno comunicato che non si trova lì. Ho fatto richiesta alla Procura di Paola di trasferimento a Roma con una istanza ma mi è stato detto che non è possibile procedere in quanto, in base ad una relazione degli operanti che hanno proceduto all’arresto, Ferrero ha affermato di essere affetto da alcune patologie».
Il blitz a Milano dei finanzieri di Cosenza
I finanzieri di Cosenza hanno prelevato Massimo Ferrero in un hotel di Milano, dove probabilmente si era recato per seguire in prima persona le vicende calcistiche della sua squadra, dopo il pesante ko interno contro la Lazio. Ieri infatti Ferrero aveva deciso di esonerare l’allenatore Roberto D’Aversa, contattando l’ex centrocampista dell’Inter, Dejan Stankovic. Quest’ultimo è sotto contratto con la Stella Rossa di Belgrado e il dimissionario presidente della Sampdoria, stava lavorando per portare a termine l’operazione. Poi il blitz delle Fiamme Gialle. Il mondo gli è crollato addosso quando gli investigatori gli hanno comunicato che si trovavano lì per notificargli un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Paola.
Ferrero e gli altri indagati: i nomi
Sono 38 i capi d’imputazione contestati, a vario titolo, a Massimo Ferrero (35 in totale per lui), Giorgio Ferrero, Vanessa Ferrero, Aniello Del Gatto, Giovanni Fanelli, Roberto Coppolone, Paolo Carini, Cesare Fazioli e Laura Sini. Gli accertamenti investigativi erano iniziati dopo il fallimento delle società disposto dal tribunale di Paola. Da questo momento in poi, la procura di Paola inizia ad esaminare gli atti, facendo ulteriori acquisizioni documentali e scopre, secondo il suo punto di vista, che Ferrero avrebbe posto in essere condotte illecite di natura finanziaria per trarre ingiusti profitti.
Il furto di carte nell’Audi S8
Nel primo caso, Massimo Ferrero, quale amministratore di fatto della “Ellemme Group srl” e Vanessa Ferrero, quale amministratore unico della medesima società, e Aniello Del Gatto, quale liquidatore della società dal 23 dicembre del 2012, avrebbero sottratto e distrutto «in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizio ai creditori, i libri o le altre scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari».
Secondo la procura di Paola, infatti, il 13 febbraio del 2014, «veniva denunciato il furto di un’auto, Audi S8, all’interno della quale vi era custodita una borsa in pelle contenente, tra le altre, tutta la documentazione contabile – libro giornale, registri IVA, libro inventari, verbali di assemblea, libro cespiti e registro verbali Cda della società Ellemme Group srl». Per la procura, i fatti sono riconducibili al giorno in cui è stata emessa la sentenza dichiarativa di fallimento.
Il dissesto della “Ellemme Group srl”
Ai tre indagati citati prima, nel secondo capo d’accusa si aggiunge Laura Sini, consigliere del Cda della Ellemme Group srl. Secondo la tesi della Guardia di Finanza, i quattro soggetti alla data del fallimento, avrebbero cagionato il dissesto della società, per effetto di operazioni dolose. Tra queste, «omettendo sistematicamente, dall’anno 2009 alla data del fallimento di versare imposte, contributi previdenziali, e oneri accessori per un importo complessivo di 5.932.393,43, destinando consapevolmente la liquidità della soc. Ellemme Group a scopi diversi dall’adempimento dell’obbligazione tributaria e previdenziale».
Massimo Ferrero e sua figlia Vanessa, inoltre, avrebbero ingannato i soci o il pubblico «al fine di conseguire, per sé o per altri, un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai soci e al pubblico, esponendo fatti materiali non rispondendo al vero ancorché oggetto di valutazioni e omettevano informazioni la cui comunicazione è imposta dalla legge sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria, inducendo in errore i destinatari della predetta situazione».
Ferraro indagato: per la procura di Paola il bilancio era irregolare
Nello specifico, secondo la procura di Paola, Ferrero e la figlia, «nel bilancio al 31 dicembre 2009, approvato il 9 dicembre del 2010, omettevano di rilevare nel conto economico costi per ammortamenti pari a 120.643,33 euro, nonché, a 36.666,67 euro». Così facendo, ritengono i finanziari, padre e figlia avrebbero violato la legge, esponendo «un patrimonio netto positivo di 139.873 euro, approvato dai soci, a fronte di un patrimonio netto effettivo negativo di -17.437,00».
Questo dunque avrebbe causato «un bilancio irregolare al fine di celare lo stato di dissesto della società, inducendo in errore e dolosamente sottacendo ai terzi lo stato di insolvenza della società e ritardando lo scioglimento della stessa, deliberato solo il 10 dicembre del 2013». Quindi, «aggravando lo stato di dissesto della società che alla data del 31 dicembre 2009 era pari a -17.437 euro e dalla data del fallimento era pari a -13.162.150».