Antenna a Badia, l’opposizione di Acquaformosa accusa la maggioranza di opacità
Il gruppo consiliare di minoranza “Uniti per Acquaformosa”, guidato dall’avvocato Gennaro Capparelli, ha formalizzato un ricorso al Tar Calabria contro l’autorizzazione concessa alla società INWIT per l’installazione dell’impianto
Nuova puntata della controversia sull’installazione di un’antenna in località Badia, a pochi metri da abitazioni private. Il gruppo consiliare di minoranza “Uniti per Acquaformosa”, guidato dall’avvocato Gennaro Capparelli, ha formalizzato un ricorso al Tar Calabria contro l’autorizzazione concessa alla società INWIT per l’installazione dell’impianto. Il ricorso, notificato il 4 agosto 2025, è stato sottoscritto da una famiglia residente a circa 40 metri dal sito interessato.
La questione è approdata anche in Prefettura, con una nota trasmessa il 16 luglio al Prefetto di Cosenza Rosa Maria Padovano, nella quale l’opposizione ha chiesto chiarimenti sull’iter autorizzativo, accusando la maggioranza di scarsa trasparenza e di aver taciuto l’esistenza della SCIA di INWIT durante il consiglio comunale del 25 marzo, in cui si discuteva un nuovo regolamento sulle antenne.
Dubbi sull’iter autorizzativo e accuse alla maggioranza
Secondo il gruppo di minoranza, la mancata comunicazione pubblica dell’autorizzazione sarebbe «un comportamento in malafede», in contrasto con la documentazione trasmessa al SUAP. A ciò si aggiungono le accuse di falsità istituzionale rivolte ad alcuni rappresentanti della maggioranza, ree – a detta dell’opposizione – di voler screditare gli avversari politici.
In questo contesto si inserisce anche l’attività di un comitato spontaneo di cittadini, contrario all’installazione dell’antenna, che ha collaborato con l’opposizione per ricostruire l’intera vicenda e affidare la tutela legale all’avvocato Domenico Lo Polito.
Capparelli: «La sindaca ora deve scegliere da che parte stare»
«Dopo la notifica del ricorso – ha dichiarato Capparelli – la Sindaca non può più restare in silenzio. Dovrà decidere se schierarsi dalla parte dei cittadini o delle società telefoniche». Il capogruppo sottolinea come la battaglia non sia solo legale ma etica e politica, in difesa della salute pubblica, della trasparenza amministrativa e del rispetto dei diritti.
Nel ricorso, i ricorrenti lamentano vizi formali e sostanziali nel procedimento autorizzativo e richiedono al TAR una decisione rapida che tenga conto della vicinanza dell’antenna alle abitazioni, della mancata comunicazione al Consiglio e del potenziale impatto sulla salute pubblica.