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18/11/2025 ore 15.48
Politica

«Altro che eredi del MSI»: perché la destra di oggi non ha nulla della cultura missina

Nel dibattito aperto da Sandro Principe su giustizia e Stato sociale, emerge un punto centrale: il governo Meloni non rappresenta l’eredità politica del Movimento Sociale. Ecco perché

di Redazione

di Arnaldo Golletti

Sandro Principe in un incontro pubblico ha fatto una serie di considerazioni interessanti sui temi della giustizia e dello stato sociale. Sul primo tema, criticando la sinistra, ha detto testualmente che sulla giustizia è stato lasciato spazio "agli eredi del Movimento Sociale". Sulla seconda questione, con termini coloriti, ha accusato l'attuale governo di avere smantellato lo stato sociale.

La prima riflessione è che in realtà questo governo e chi lo guida, e le emanazioni del partito di maggioranza relativa, non hanno nulla a che fare con il Movimento Sociale. Fermamente antiliberisti, preferendo semmai la definizione di "destra nazionale e popolare", contrari tanto al capitalismo quanto al liberalismo. La visione politica "missina" proponeva difatti una "Terza Via" che si posizionava al di là del comunismo e del capitalismo, capace di superarli, con contenuti e un approccio dottrinario sociale nazionale popolare rivoluzionario e l'idea di uno stato corporativo.

Discostandosi in altri termini da quella della destra più conservatrice e liberista, e puntando a un'alternativa basata su valori e su una "progettualità" di riforma dello Stato. Auspicava vale a dire un modello di Stato alternativo sia al liberismo che allo statalismo, distinguendosi appunto dalla destra conservatrice liberale e liberista. Il MSI era un partito dinamico, socialitario, di impostazione e derivazione complementare a ciò che poteva essere definito "socialismo tricolore".

Nè Meloni, né tantomeno il ceto dei suoi plaudenti ai vari livelli nazionali e locali hanno una traccia di quella cultura che, anche sui temi della giustizia, certamente non era di informata alla liberale "teoria della tolleranza consociativa" che nelle istituzioni, sul piano della gestione della cosa pubblica, ha prodotto - quasi sempre - paralisi, inefficienza e corruzione. Ma non era informata neppure al giacobinismo persecutorio giudiziario e politico del quale siamo stati per altro prime vittime in questo paese durante il prime cc secondo dopoguerra fino a giungere a Bologna Gianni Alemanno.

Arrivammo a contestare Giorgio Almirante, dicendo apertamente no alla pena di morte, e consideravamo la giustizia come uno strumento certo importante ma non come chiavistello di abbattimento del potere. E Sandro conoscerà meglio di me le nebbie sui tanti misteri italiani irrisolti. Il secondo tema è la conseguenza del primo: il Msi aveva come obiettivo la perequazione solidale, il rispetto delle classi meno abbienti, l'idea che l'economia non dovesse dividersi tra capitale e lavoro, ma in una terza via di superamento. Che oggi nessuno rappresenti queste idee è un dato pacifico: il liberismo domina le categorie dimensionali degli attuali schieramenti, sovraordinato da un'Europa che non ha connotazioni di nessun genere. E' ciò che predissero Pasolini ma anche intellettuali e pensatori come Enricm Lanfolfi, Giano Accame o Beppe Niccolai. Una desertificazione di valori e di persone che non hanno eredi, né cultura politica.