Inchiesta Malarintha, Laboratorio civico di Rende: «Archiviazioni non cancellano danno subìto»
«L’inchiesta “Malarintha” crolla sotto il peso delle sue stesse inconsistenze. Una raffica di archiviazioni smantella il castello accusatorio che aveva portato allo scioglimento del Comune di Rende per mafia. Una vicenda che rappresenta una ferita aperta non solo sul piano processuale, ma soprattutto su quello politico. Rende è stata umiliata, privata di una guida e trasformata in un palcoscenico per giochi di potere e manovre calcolate. Fin dall’inizio come Laboratorio Civico abbiamo denunciato la natura strumentale di questi procedimenti, chiaramente orientati a delegittimare l’operato di una giunta che aveva osato rompere con le convenzioni, dimostrando autonomia e indipendenza rispetto ai partiti tradizionali. Una giunta libera, e proprio per questo pericolosa per chi voleva mantenere Rende sotto il controllo di vecchi schemi e interessi consolidati. Il prezzo pagato è stato altissimo.
Non solo per chi è stato ingiustamente accusato, ma anche per l’intera comunità rendese. Una comunità abbandonata a se stessa, lasciata in balia di chi ha cercato di approfittare della situazione per occupare posizioni di potere, riproponendo meccanismi di gestione politica che dovrebbero appartenere al passato. Chi risarcirà Rende per questa ferita inferta al suo tessuto politico, sociale e istituzionale? Chi restituirà dignità a una comunità umiliata, privata di una guida e sacrificata sull’altare di manovre strumentali?
La verità emersa, con il crollo dell’inchiesta e le archiviazioni che ne hanno svelato l’inconsistenza, non può cancellare il danno subito, né risanare il vulnus arrecato alla democrazia locale. Rimane, però, la necessità di trarre una lezione profonda: spetta alla cittadinanza tutta vigilare in modo attivo e partecipato affinché non si consenta mai più che la giustizia venga piegata a logiche di potere o che l’autonomia di chi amministra nel rispetto della legge venga soffocata da accuse senza fondamento. Rende merita rispetto. Merita che le sue istituzioni tornino a essere protagoniste di un modello politico trasparente, autonomo e orientato al bene comune. Ma soprattutto merita giustizia, non solo nelle aule di tribunale, ma anche nella coscienza di chi ha contribuito a scrivere una pagina così buia della sua storia».