Orlandino Greco, ascesa e metamorfosi del "Signor No" di Castrolibero
E’ stato l’enfant prodige della politica cosentina. Entrò in consiglio comunale a Castrolibero a soli 24 anni, nel 1995. A trent’anni, quando diventò sindaco per la prima volta, al termine del parricidio politico del suo mentore Vincenzino Aiello, era già politico navigato. Da allora Orlandino Greco non ha mai mollato le redini amministrative del comune. E’ stato sindaco, vicesindaco, capogruppo poi ancora sindaco. Un’idea manciniana di costruzione del consenso secondo cui puoi ricoprire qualsiasi incarico ma non devi mai perdere il contatto con il territorio. E Orlandino, tutti a Castrolibero e non solo, lo chiamano così, non lo ha mai fatto nonostante abbia ricoperto diversi incarichi politici da capogruppo in Regione di “Oliverio presidente” a presidente del consiglio provinciale sempre sotto l’egida di Mario Oliverio. Un’ascesa politica che sembrava inarrestabile, ma che è stata frenata da una inchiesta della Dda su voto di scambio datata 2018 e non ancora arrivata nemmeno alla sentenza di primo grado.
Questo non ha frenato l’attivismo politico di Greco che è stato fra i primi a capire la crisi dei partiti tradizionali al punto da passare disinvoltamente dalla militanza giovanile in Alleanza nazionale al centrosinistra, fino a quando non ha deciso di crearsi un movimento in proprio: Italia del Meridione che da posizioni anti nordiste ha portato all’alleanza elettorale con la Lega.
Ma il suo vero punto di forza è Castrolibero e Castrolibero ricambia con slancio assegnandogli percentuali bulgare ad ogni elezione. Diploma scientifico al liceo Fermi e laurea in ingegneria civile all’Unical, eloquio forbito e faccia da brava ragazzo, Orlandino, molto inserito nelle parrocchie e nelle associazioni di volontariato, è amatissimo dalle signore di Castrolibero. Tutte o quasi hanno sognato almeno una volta di averlo come figlio. Nessuno a Castrolibero lo chiama sindaco, tutti Orlandino. Lui è sempre disponibile, risponde a tutti, sempre con il sorriso. E’ il ragazzo della porta accanto.
E’ stato fra i contestatori più attivi del referendum regionale sulla fusione dei tre Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero al punto da essere definito il “signor NO”. Lui dice di essere pronto ad occupare con i suoi cittadini piazze e palazzi contro quello che definisce il nuovo centralismo regionale. Sullo sfondo una città da difendere che è diventata uno dei centri residenziali migliori dell’area urbana. Qui, anzi precisamente nella frazione di Andreotta, la borghesia cosentina ha deciso di costruire le sue villette per fuggire dal caos di Cosenza a partire dagli anni ‘80. Orlandino ha ricambiato offrendo servizi impeccabili.
A Castrolibero la raccolta porta a porta funziona come un orologio, ci sono le isole ecologiche, il verde è molto curato, gli scuolabus vengono a prenderti i figli a 50 metri da casa. Un piccolo paradiso amministrativo, realizzato fra l’altro riuscendo a mantenere i conti in ordine, una vera e propria eccezione per i comuni calabresi. Non solo, ma Castrolibero detiene anche un altro record ovvero è l’unico dei tre comuni che oggi vogliono fondersi che ha lo strumento urbanistico approvato dalla Regione, fra l’altro da quindici anni. Da figlio del centro storico di Castrolibero negli ultimi anni ha decisamente investito per il rilancio della parte vecchia della città.
Il segreto di questo miracolo è stata la costruzione di un forte senso di comunità che i “castrofrancari” sentono fortissima. Questo grazie alla presenza di parroci illuminati, come don Gino Luberto, e diverse associazioni di volontariato riunite in un forum che hanno esercitato una partecipazione attiva alle scelte che l’amministrazione ha compiuto negli anni
“Governare con la gente un mondo di idee”, dice Orlandino a cui questa idea dell’imposizione dall’altro della fusione non piace per nulla.