Pd Cosenza, 35 membri (la maggioranza) chiedono un’assemblea a Lettieri
In un documento interno si evidenzia l’urgenza di discutere collegialmente della Finanziaria del Governo centrale, ma nella realtà dei fatti è una conta interna in vista della composizione della segreteria provinciale
Un messaggio per Matteo Lettieri, segretario provinciale del Pd di Cosenza. In 35 hanno chiesto al numero uno della Federazione di convocare un’assemblea per affrontare il tema della finanziaria del Governo. Non un tema preponderante considerata la dimensione locale dell’organismo, ma un’indicazione allo stesso Lettieri in vista delle prossime mosse: in primis della composizione della segreteria. L’sms recapitatogli é che la maggioranza che lo ha portato a vincere il congresso è fluida e che, come in questo caso, può crearne una nuova autodeterminandosi.
La composizione della segreteria provinciale anche sotto la gestione Pecoraro fu oggetto di forti tensioni tra le correnti che animano il dibattito interno tra i democrat bruzi. Le scelte iniziali innescarono una serie di muro contro muro che inevitabilmente logorarono l’ex segretario che finì poi per posizionarsi nell’area Orlando. Di seguito il contenuto del documento interno e le 35 firme.
Il documento del Pd Cosenza e la richiesta a Lettieri
Caro Segretario, cara Presidente, come è noto, è in discussione in Parlamento la legge di Bilancio 2026, che segna, dopo anni di politiche espansive, una brusca frenata degli investimenti pubblici, con prevedibili ricadute negative su diversi indicatori economici e sociali. Tale svolta avrà un impatto particolarmente pesante sul Mezzogiorno e, in modo specifico, sulla Calabria, che più di altre regioni aveva beneficiato della precedente fase espansiva legata all’attuazione del PNRR.
A questo si aggiunge una forte diminuzione del Fondo Sviluppo e Coesione, che rappresenta la principale fonte di risorse per il Mezzogiorno per infrastrutture, interventi ambientali, digitalizzazione, sostegno alle imprese, rigenerazione urbana e altri settori strategici. La legge di Bilancio prevede che 1,1 miliardi di euro per il 2026 e 1 miliardo per il 2027 tornino nella disponibilità dello Stato centrale per esigenze di finanza pubblica, come la riduzione del debito e del deficit. È inoltre previsto un ulteriore taglio di 300 milioni complessivi (100 milioni per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028) alle risorse del ciclo 2021–2027 del FSC, oltre all’introduzione, per la prima volta, di vincoli annuali di spesa sul Fondo.
L’introduzione della ZES Unica per il Mezzogiorno ha inoltre ridotto l’attrattività della Calabria e, in particolare, del Porto di Gioia Tauro, alterando la natura e la finalità originaria delle aree ZES. Sono state infatti equiparate realtà molto sviluppate e con forte capacità attrattiva a territori, come la Calabria, che necessitano ancora oggi di politiche di incentivo e azioni positive per ridurre le disuguaglianze economiche e sociali.
Dal punto di vista infrastrutturale abbiamo già registrato nei mesi scorsi disimpegni significativi, culminati nel definanziamento dell’Alta Velocità sull’intero tratto calabrese. Una scelta che condanna la regione a una condizione di marginalità, escludendola dalla rete europea TEN-T e penalizzando il benessere dei cittadini e la competitività del sistema produttivo.
A questo si aggiunge la persistente debolezza del mercato del lavoro calabrese, caratterizzato da salari tra i più bassi d’Italia, precarietà diffusa e una ripresa occupazionale trainata quasi esclusivamente da contratti a termine o stagionali. In una fase di inflazione elevata e perdita del potere d’acquisto, la manovra non offre risposte alla questione salariale né al sostegno dei redditi da lavoro e da pensione. È necessario che la legge di Bilancio torni a mettere al centro l’occupazione stabile, la sicurezza sul lavoro e il rilancio dei contratti collettivi nazionali.
Anche sul fronte fiscale la situazione appare destinata a peggiorare per le famiglie calabresi. Secondo studi di Banca d’Italia e ISTAT, le misure previste favoriscono i redditi medio-alti, mentre lasciano più esposti quelli medio-bassi, già colpiti dall’inflazione e dall’aumento dei costi fissi, compresi quelli derivanti dalla manovra stessa, come i rincari su carburanti e beni di prima necessità.
L’Ufficio parlamentare di Bilancio ha evidenziato che metà dei 2,7 miliardi destinati alla riduzione della seconda aliquota IRPEF andrà all’8% dei contribuenti con redditi superiori a 48.000 euro, mentre operai e pensionati avranno benefici medi annui di appena 23 e 55 euro. L’ISTAT ha inoltre segnalato che oltre l’85% delle risorse favorirà le famiglie più abbienti, con guadagni medi compresi tra 102 e 411 euro annui. Questo spostamento verso le fasce più alte non garantirà l’effetto leva auspicato dal Governo e rischia di generare effetti nulli o negativi nelle regioni a basso reddito pro capite, come la Calabria.
A ciò si aggiungono i primi passaggi verso l’attuazione del federalismo fiscale regionale, soprattutto riguardo ai LEP in assistenza e istruzione (limitata all’università). La mini-riforma proposta dal Governo prevede prestazioni minime finanziate con fondi propri delle amministrazioni regionali e locali, senza risorse nazionali aggiuntive. Come evidenziato da SVIMEZ, “la previsione di nuovi LEP sociali prevalentemente senza copertura e con un chiaro richiamo agli effettivi beneficiari rischia di cristallizzare la spesa storica e i divari di cittadinanza”. La preoccupazione maggiore è che questa mini-riforma rappresenti un preludio all’autonomia differenziata, tornata centrale nel dibattito del centrodestra, con tutte le implicazioni che ne deriverebbero per l’unità e la coesione nazionale.
Caro Segretario, cara Presidente, sebbene queste siano solo alcune delle questioni aperte, esse bastano a comprendere la portata delle conseguenze negative che le politiche del Governo Meloni stanno producendo e continueranno a produrre sul Mezzogiorno e sulla Calabria. È quindi necessario avviare un confronto approfondito sulla legge di Bilancio 2026, per valutarne appieno gli effetti e promuovere da subito una mobilitazione politica e sociale per contrastarla, dentro e fuori dal Parlamento. Una mobilitazione che deve unire forze politiche, sindacali e civiche impegnate nella difesa del lavoro, dei diritti e della coesione nazionale. Occorre ricostruire un fronte ampio e partecipato, capace di rappresentare il disagio sociale crescente e di proporre un modello alternativo di sviluppo, fondato su equità, giustizia e sostenibilità.
Per questo vi chiediamo di convocare l’assemblea provinciale, con la partecipazione della deputazione parlamentare del PD calabrese. Siamo certi che rappresenterà un primo momento di confronto aperto e proficuo sui temi più rilevanti per i cittadini calabresi.
Il Partito Democratico deve tornare a essere, anche in Calabria, il punto di riferimento di chi lavora, studia e fatica a vivere con dignità. Serve un partito presente nei luoghi della vita reale, vicino ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati e a tutte le comunità che subiscono gli effetti delle disuguaglianze e delle scelte sbagliate del Governo. Da qui deve ripartire l’impegno per un’alternativa concreta e credibile. Di seguito le 35 firme:
- Anna Teresa D’Ambrosio
- Annarita Castiglione
- Antonio Argentino
- Emiliano Cipolla
- Fabio De Santis
- Fabiola Frassia
- Fazio Giovanni
- Franca Cuglietta
- Franca Muoio
- Francesca Gaetano
- Francesco Mirabelli
- Franco Capristo
- Franco Montalto
- Giancarlo Iannuzzi
- Gianluigi Capano
- Giulia Sansone
- Giuseppe Fulci
- Giuseppe Lamirata
- Grazia Nociti
- Luca Lepore
- Luigi Scarnati
- Manuel Vircillo
- Manuela Milordo
- Maria Madeo
- Michele Leonetti
- Morena Raimondo
- Pasqualino Diodati
- Pierpaolo De Rango
- Ramona Fazio
- Roberta Vivacqua
- Rosanna Blotta
- Silvio Scaramnella
- Teodoro Calabrò
- Vincenza Morelli
- Vincenzo Blumetti