Pd Cosenza, scoppia il caso di una presunta firma apocrifa per sfiduciare Pecoraro
Non c’è pace per la Federazione provinciale del Partito Democratico di Cosenza, dove al suo interno è scoppiato il caso di una presunta firma non autorizzata apposta in calce alla richiesta di convocazione dell’assemblea (non ancora indetta) per la sfiducia al segretario Vittorio Pecoraro. A denunciare il fatto è stato Lorenzo Principe con una mail indirizzata alla presidenza del partito. Sulla base di questa segnalazione, è stata inviata un’informativa alla commissione di garanzia regionale e provinciale.
Principe, iscritto al circolo di Rende, è un componente dell’assemblea provinciale eletto con la mozione Controcorrente che faceva capo ad Antonio Tursi. Nel dibattito interno, è stato un oppositore della segreteria cittadina di Annamaria Artese e dell’ex sindaco della città Marcello Manna. Nei giorni scorsi ha avuto dei colloqui verbali con Pecoraro e lo ha messo al corrente di quanto aveva captato.
Da qui l’invio delle mail, in cui il diretto interessato scrive che non ha prestato «il consenso ad una simile iniziativa» e che non ha apposto la firma «su nessun documento, non essendomi fra l’altro mai stato sottoposto all’attenzione alcun testo da sottoscrivere». «La presenza dunque della mia firma – ha chiuso Principe nella sua comunicazione – è da considerarsi apocrifa e non autentica, dunque prima di qualsiasi valore».
Come noto, è in atto una guerra fredda in salsa democrat con i consiglieri provinciali Franco Iacucci, Domenico Bevacqua e l’ex candidato alla segreteria Antonio Tursi che stanno lavorando da tempo alla sfiducia di Pecoraro. Di recente hanno fatto trapelare di avere già raccolto il consenso di circa 33 componenti dell’assemblea, numero sufficiente a porre fine all’ultimo mandato congressuale. Dalla federazione, tuttavia, sostengono che i conti non tornino e fonti accreditate aggiungono che «i voti favorevoli non sarebbero nemmeno la metà di quelli millantati».
Pecoraro è supportato dalle aree riconducibili a Nicola Adamo e Carlo Guccione, di recente inserito nella direzione nazionale del Pd per conto della corrente di Andrea Orlando. Ad ogni modo, in caso di sfiducia il passo seguente sarebbe l’insediamento di un commissario inviato da Roma, esperienza già vissuta alle latitudini bruzie di recente. L’identikit sarebbe già stato tracciato: è del deputato Marco Sarracino, anche lui componente del gruppo Orlando e responsabile Pd della coesione del sud e delle aree interne. Qualora invece Pecoraro si dimettesse, scenario che bolla come «fantascientifico», toccherebbe all’assemblea eleggere il nuovo segretario.